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Il 60,1% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica. Ne soffrono di più le donne (65%) e i giovani della Generazione Z (75%, con punte addirittura dell’81% tra le ragazze).

 

 

A scattare la fotografia è l’Inc Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di Inc - PR Agency Content First, attraverso la ricerca “L’era del disagio” - 1001 interviste ad un campione di 18-75enni residenti in Italia rappresentativo della popolazione italiana - realizzata in collaborazione con AstraRicerche e diverse organizzazioni non profit (Onp) con il patrocinio di Rai per la sostenibilità-Esg, e presentata nei giorni scorsi in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che si è celebrata ieri.

Tra i problemi più ricorrenti disturbi del sonno (32%), forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi dell’alimentazione (8,2%); un disagio cui gli italiani reagiscono con un preoccupante “fai da te” escludendo medici e specialisti.

Alcuni hanno cercato le risorse in sé stessi o hanno ricevuto aiuto da amici e parenti; il 27,6% ha assunto farmaci senza prescrizione; solo il 22,9% si è rivolto al medico generico e il 22,1% ad uno specialista.

Guerra, povertà, inflazione, crisi climatica, emergenze sanitarie le cause del malessere indicate dal 35,1% del campione. A seguire difficoltà a relazionarsi con il mondo, soprattutto per i giovani della Generazione Z; insoddisfazione per i propri percorsi professionali (22,4%) e reazione a pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi (22,3%); stress da lavoro troppo pervasivo o da disoccupazione se non si riesce a trovarlo (46,5%); bullismo e violenza fisica e verbale (42,1%); dipendenza da tecnologie e social media (35,6%); timore di abusi sessuali e violenza di genere (31,1%); mancanza di accesso a servizi sanitari di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%); forme di discriminazione quali razzismo, omofobia e sessismo (28%).

Il Covid-19 “ha creato la ‘tempesta perfetta’ per far esplodere un male oscuro che covava da decenni”, afferma il vicepresidente di IncPaolo Mattei, secondo il quale “sarebbe sbagliato cercare di risolvere la complessità del fenomeno scaricandone la responsabilità su un fattore imprevedibile ed eccezionale come la pandemia”.

Ed anche una buona comunicazione può fare la sua parte: “Tutti noi comunicatori - media, influencer, Onp, società di consulenza come la nostra - osserva il presidente di Inc Pasquale De Palma - siamo chiamati a contribuire a una narrazione del disagio più attenta e più efficace, perché a volte, se non spesso, il modo in cui il disagio viene comunicato non aiuta”.

Nel nostro Paese, rivela ancora la ricerca, il 10,8% dei ragazzi tra 15 e 24 anni assume psicofarmaci senza prescrizione medica. Una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 6,2% del 2021 certificato dall’Istat. Perché lo fanno? “Per dormire, per dimagrire, per essere più performanti negli studi”, si legge nell’indagine secondo la quale tra gli studenti la percentuale di chi cerca un “aiutino” negli psicofarmaci sale fino a oltre il 18% del totale. Una generazione che “su Tik Tok pubblica voti e classifiche sulla ‘efficacia’ dei medicinali, parlando senza remore del proprio disagio psicologico davanti a milioni di estranei”.

Questa fragilità, sottolinea lo psicologo Stefano Gheno, presidente di Cdo Opere sociali e membro effettivo del Consiglio nazionale del Terzo Settore, è la “reazione ad un tempo d’incertezza strutturale che produce deficit di speranza e di desiderio, carburante indispensabile ad alimentare una possibilità di cambiamento vissuta non come sciagura, ma come opportunità”. “Senza desiderio non c’è energia”; per questo, afferma, occorre “assumere un nuovo punto di vista, fondato sul guardare e ascoltare la realtà di oggi, ponendoci di fronte ad essa in un atteggiamento di domanda, rischiando ipotesi di lavoro da verificare in modo sperimentale” senza “paura di sbagliare”.

 

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