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“Eravamo in un momento di preghiera con degli scout che venivano da Pistoia, in una piazza di spaccio della periferia romana, a Tor Bella Monaca, dove a dicembre avevamo deposto un Bambino Gesù davanti a una ‘crack house’ che siamo riusciti a far chiudere, come inno alla vita, il più grande dono che Dio ci ha fatto”.

 

 

“Stavamo dando fastidio perché abbiamo bloccato il narcotraffico attivo 24 ore su 24 in quella piazza. Ci sono minori messi in strada a spacciare in strada e in case occupate. C’è una banalizzazione della vita, e noi eravamo lì per testimoniarlo e per cercare di cambiare le cose”.

A raccontarlo è don Antonio Coluccia, il prete salentino che da anni combatte in prima linea la criminalità organizzata, e che l’altra sera stava partecipando a una iniziativa per la legalità (GUARDA), quando a un certo punto ha iniziato a ricevere insulti fino a che, le persone che lo contestavano, per lo più individui legati al mondo della criminalità organizzata e responsabili della piazza di spaccio, hanno dato fuoco a dei cassonetti dell’immondizia. Sul posto sono arrivati i Vigili del fuoco per sedare l’incendio.

“Si sono levati degli insulti rivolti ai ragazzi e in particolare a me - racconta -: ‘Bastardo’ e ‘infame’, insulti che sento ripetere da tempo. Poi è partito il rogo. Loro, gli spacciatori, da tempo si fanno sentire così, è un tentativo per intimorirci”.

Tentativo vano dal momento che don Coluccia da anni prosegue la sua attività contro la criminalità organizzata e non sarà certo questo ennesimo atto intimidatorio a fermarlo: “Non esiste un Vangelo senza rischio e non esiste un rischio senza Vangelo”, ha aggiunto.

Il sogno è di ridare normalità a Tor Bella Monaca, agli anziani, alle famiglie e soprattutto ai bambini. “È un grave peccato utilizzare i bambini come vedette, vuol dire che stiamo rubando l’infanzia a questi ragazzi. Allora ci vuole un grande segno di indignazione: come diceva Sant’Agostino, la speranza ha due figli che sono l’indignazione e il coraggio. E anche don Tonino Bello ripeteva che la speranza deve essere organizzata”.

L’intimidazione dell’altra sera, così come il tentativo di investirlo la scorsa estate, non scalfiscono l’impegno di don Antonio. “Continuerò ad annunciare il Vangelo non soltanto al Tor Bella Monaca, ma anche in tutti i quartieri della periferia dove ci sono tante persone oneste che hanno bisogno di vicinanza. E posso dire che anche con l’aiuto di volontari e gente del posto ci stiamo organizzando per cercare di rafforzare sempre di più questi momenti di preghiera”.

 

 

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