Il governo ucraino ha pubblicato lo scorso 6 febbraio, le cifre dei risultati ottenuti nel corso della guerra contro l’occupazione russa, iniziata il 24 febbraio 2022, ormai da due anni.
Colpisce la drammatica cifra di ben 390.580 soldati russi soppressi in battaglia, e si tratta delle forze russe, perché a questo assurdo dato andrebbero aggiunti i dati riguardanti i soldati ucraini morti in battaglia ed i civili di ambo le parti, o meglio dire ucraini, perché la guerra è combattuta su territorio ucraino. Oltre alle cifre che riguardano le vite umane, perché tali sono anche i soldati russi come gli ucraini, bisogna considerare anche il riferimento agli armamenti e mezzi militari di ogni genere. In questo caso si tratta di costi elevatissimi e quasi incalcolabili, che pesano in parte sulla economia europea. Queste cifre sono presentate come l’immagine di un successo e il vanto maggiore è dato dalla considerazione di aver annientato solo il 5 febbraio ben 1020 soldati russi.
Ma dove stiamo andando? Cosa sta accadendo nel silenzio o nella disattenzione? Quale sarà il futuro prossimo, se le cifre di due anni, almeno per quanto riguarda gli ucraini, sono queste.
Invocare la pace, da coniugare doverosamente con la giustizia, considerando l’occupazione avvenuta indebitamente, è un diritto di tutti. Chiedere che si accelerino i tempi del dialogo e della risoluzione con la forza di Papa Francesco, sia un impegno comune. Consideriamo anche che ci sono milioni di ucraini, nella gran parte bambini e donne, fermi in Europa e non solo, che sperano di fare rientro nel proprio paese, ritrovare l’unità delle famiglie, riprendere a vivere nel cuore della loro fede e delle loro tradizioni. È questo un esodo in giusto, inoltre proclamare queste cifre è una offesa alla pace, per la quale dobbiamo in modi diversi e responsabilità personali crederci di più.