Gli adolescenti sono come fragole nel deserto. È una metafora in positivo tratta dalla storia di Marianna, una ragazza che ha sofferto e in parte soffre ancora di una forte depressione.
A differenza di molti, non si chiude in sé stessa, non si nasconde, ma ne parla con i suoi amici più intimi, quelli di cui si fida, si confronta e, insieme a loro, capisce che l’ansia e la depressione di cui soffre sono un male comune, condiviso, quasi un male della sua generazione, di cui non deve più sentirsi in colpa, di cui non deve vergognarsi. Il coraggio di Marianna è quello della parola. Un malessere che accomuna anche Rosa, 17 anni, ragazza sensibile con un carattere introverso. Anche a causa del lockdown la sua situazione si aggrava e si chiude in casa giorni, mesi, anni, in una sorta di autoisolamento dal quale fatica ad uscire, nonostante il sostegno della famiglia e della scuola. Rosa, come un fiore spezzato, riesce a parlare solo con chi, come lei, sente di aver subito un danno, una ferita.
Sono alcuni frammenti delle prime testimonianze raccolte da Riccardo Venturi, fotografo di fama internazionale due volte Word Press Photo, e dalla film-maker Arianna Massimi nel loro percorso di incontro e ascolto di ragazzi e ragazze indagando il tema del disagio degli adolescenti. Un viaggio da Nord a Sud, iniziato un anno fa e ancora in corso che è al centro della campagna “Non sono emergenza”, promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La campagna propone un diverso approccio al tema del disagio degli adolescenti, unendo alle immagini artistiche un’attenta selezione ed elaborazione dei dati disponibili, le buone pratiche di comunità educanti e soprattutto l’ascolto diretto di ragazzi e ragazze. Una narrazione “altra”, per superare una visione emergenziale e fortemente critica sul mondo giovanile, fare emergere le dimensioni del fenomeno e promuovere il protagonismo delle nuove generazioni.
Ansia, depressione, disturbi alimentari, bullismo e baby gang, razzismo e seconde generazioni, identità sessuale e isolamento, eco ansia: sono alcune facce di un fenomeno complesso e in forte crescita ma ancora poco esplorato. Le nuove generazioni non possono essere un’emergenza ma sono una risorsa, come dimostrano anche i dati sull’impegno nel volontariato e l’adesione ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace quasi doppia rispetto agli adulti. Al netto di problemi e difficoltà, il 60% degli adolescenti esprime un giudizio positivo sulle proprie prospettive future.
Gli adulti non capiscono i ragazzi. Lo pensa il 54% degli adolescenti, trovando d’accordo il 45% dei genitori. È uno dei dati che fa da sfondo al tema del disagio, registrato lo scorso giugno con l’indagine “Come stai?” promossa da Con i Bambini e Demopolis. Una tendenza che porta a interrogarsi sui fattori che ne stanno alla base, con particolare attenzione al disagio vissuto dagli adolescenti durante e dopo la pandemia. In termini educativi, “gli anni di pandemia si sono segnalati per un calo netto negli apprendimenti. Nel 2022 quasi uno studente su 10 (9,7%) in quinta superiore si è trovato in dispersione implicita, vale a dire nella situazione di chi, pur portando a termine gli studi, lo fa senza aver raggiunto competenze di base adeguate. Nel 2019 gli alunni in dispersione implicita erano il 7%. Il fenomeno ha riguardato soprattutto gli studenti svantaggiati: gli alunni con alle spalle una famiglia in condizione medio-bassa sono passati da una dispersione implicita dell’8% nel 2019 al 12% nel 2022”.
Durante il Covid, in base alle rilevazioni svolte dall’Istat,“il 50,5% degli alunni delle scuole secondarie ha riportato una diminuzione nella frequentazione di amiche e amici, con un parallelo incremento nell’utilizzo di chat e social media per comunicare (in crescita per circa il 70% dei ragazzi). Nel 2021 la percentuale di giovani 11-14enni che vedono gli amici tutti i giorni è scesa al 18,4% (20,4% tra i 15-17enni). Anche in uscita dall’emergenza, nel 2023 dichiarano di vedere tutti i giorni i propri amici il 27,6% degli 11-14enni e il 30,1% dei 15-17enni, molto lontano rispetto al 70% della generazione precedente”.
Durante la pandemia si sono registrati diversi segnali di peggioramento nel benessere psicologico tra i minori. L’indice di salute mentale raccolto da Istat varia tra 0 e 100, con migliori condizioni di benessere psicologico al crescere del valore dell’indice: “L’indice di salute mentale medio tra i 14-19enni nel 2021 è calato a 70,3, da 73,9 nella rilevazione dell’anno precedente. Nel 2022 l’indice di salute mentale tra gli adolescenti è tornato a migliorare (72,6), per poi scendere nuovamente l’anno successivo (71 nel 2023). Con un divario di genere che vede un minor benessere psicologico per le ragazze (con un indice di 67,4 per le giovani di 14-19 anni nel 2023) rispetto ai ragazzi (74,3)”. Ulteriori segnali di malessere psicologico emergono dalle rilevazioni di Istituto superiore di sanità, nell’ambito dell’indagine sulle dipendenze comportamentali nella generazione Z (i nativi digitali, nati tra la fine degli anni ’90 e il 2012): si stimano in 65.967 gli studenti tra 11 e 17 anni con tendenza all’isolamento sociale nei sei mesi precedenti la rilevazione (ovvero l’1,6% del totale, sulla base del campione rappresentativo della popolazione studentesca).Sempre attraverso il campione, si può stimare che quasi 100mila ragazze e ragazzi (il 2,5% degli 11-17enni) presentino caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media. Una tendenza correlata con le difficoltà nell’instaurare una relazione costruttiva con genitori e adulti. Tra gli 11-13enni a rischio dipendenza da social, il 75,9% dichiara una difficoltà comunicativa con i genitori. La quota scende al 40,5% in chi non presenta il rischio. Basandosi sul campione rappresentativo, si possono stimare in quasi mezzo milione i ragazzi a rischio di internet gaming disorder, ovvero “l’uso persistente e ricorrente di Internet per partecipare a giochi, spesso con altri giocatori, che porta a compromissione o disagio clinicamente significativi per un periodo di 12 mesi”.
In un Paese con 1,3 milioni di minori residenti con background migratorio, un altro aspetto indagato dopo lo scoppio dell’emergenza è stato l’impatto di fenomeni di discriminazione e bullismo, grazie alle rilevazioni specifiche di Istat. Durante la fase più critica della pandemia (marzo 2020-estate 2021), circa 1 studente su 10 delle scuole secondarie ha dichiarato di aver subito episodi di bullismo o cyberbullismo, con un’incidenza che sale tra chi è a maggior rischio di esclusione, come i minori stranieri. La quota raggiunge infatti il 18,2% tra bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana. Anche le ragazze sono tra i soggetti più a rischio di episodi di bullismo: il 3,9% delle studentesse dichiara di essere stata presa di mira con racconti di storie diffamato-rie sul proprio conto. Molto più dei maschi (2,3%).
Il 46% delle questure e dei comandi dei carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili hanno anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Tra 2019 e 2021 “sono cresciuti del 73,8% i giovani presi in carico dagli Ussm (uffici di servizio sociale per i minorenni) come appartenenti a gang giovanili: da 107 a 186”.
Al contempo “un numero molto grande di giovani ha dimostrato di proporre una prospettiva positiva di sé e una spinta a partecipare e far bene. Tra i 15 e i 24 anni, quasi 2 giovani italiani su 3 si dichiarano molto preoccupati per il cambiamento climatico; molto più della media della popolazione, pari al 53%. La quota di 18-19enni che hanno preso parte ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace è quasi doppia rispetto al resto della popolazione (2,9% contro una media del 1,6%). E appare in crescita la quota di chi, tra 14 e 17 anni, presta attività gratuite in associazioni di volontariato (6,4% nel 2022, a fronte del 3,9% dell’anno precedente)”. Al netto di problemi e difficoltà, “oltre 6 giovani su 10 tra 14 e 19 anni esprimono un giudizio positivo sulle proprie prospettive future nei prossimi 5 anni”.
La campagna, illustrata in una presentazione online, sarà implementata in modo partecipativo fino ad almeno la fine dell’anno. Nel tempo saranno condivise nuove immagini di campagna e fotografie, altri dati e indagini, il documentario, i video e le storie di ragazzi e ragazze, tramite il SITO e i canali social dedicati. Saranno condivisi suggerimenti utili per l’ascolto dei ragazzi da parte di operatori ed esperti rivolti al mondo degli adulti. Saranno coinvolti content creator sui social nei vari ambiti della campagna e soprattutto saranno interessati le tante comunità educanti e adolescenti coinvolti dal Fondo e non solo. Alla ripresa dell’anno scolastico verrà promosso un contest rivolto ai ragazzi e ragazze promuovendo il loro punto di vista, i loro sogni da realizzare e il loro protagonismo, essenziale per il futuro del Paese. Qualsiasi ente e organizzazione che intende aderire alla campagna può farlo tramite il sito: “Il benessere delle nuove generazioni deve essere un obiettivo condiviso”.
(Foto Riccardo Venturi per Con i Bambini)