Nasce la figura dell’“Infermiere di parrocchia”. Lo prevede l’accordo, firmato, ieri, da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, e da Angelo Tanese, direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Roma1.
L’iniziativa intende sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dall’Asl nelle parrocchie. Dopo aver raccolto richieste e bisogni, un referente di pastorale della salute condividerà i dati con l’“Infermiere di parrocchia”, che si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste. Il progetto ha richiesto un anno di lavoro per essere definito, partendo dalla necessità manifestata da chi si occupa di sanità territoriale con il compito di individuare coloro che non sono raggiunti dal Servizio sanitario nazionale, perché esclusi dalle comuni “reti sociali di contatto”.
Il progetto verrà sperimentato nei territori delle diocesi di Roma, Alba e Tricarico. “Il progetto si propone di ascoltare, informare e orientare le persone all’interno della rete dei servizi socio-sanitari territoriali delle aziende sanitarie locali - si legge nel testo dell’accordo -; facilitare i percorsi di accesso alle cure o all’assistenza, interfacciandosi con i distretti sanitari e i vari servizi territoriali di prossimità; intercettare gli ‘irraggiunti’ e favorirne il contatto con la rete; favorire azioni di promozione della salute e del benessere della comunità”.
Le grandi manovre per le elezioni regionali in Puglia sono iniziate da tempo ormai. E se nei programmi sulla sanità spuntasse anche questa idea innovativa e necessaria?
A Lecce, l'iniziativa dell'associazione For Life di aprire a breve l'infermeria solidale ijn via Adriatica (locali Cif) - avamposto parasanitario aperto a chi non ha nemmeno i soldi per pagarsi il ticket - è l'ennesima dimostrazione di quanto nei servizi sociali spesso il volontariato sia più avanti delle istituzioni e della politica.