Secondo il VI Rapporto sulle politiche contro la povertà, più della metà delle persone in condizioni di povertà, sono esclusi dal reddito di cittadinanza.
Lo percepiscono il 44% dei nuclei poveri, soprattutto inoccupati, persone senza lavoro e che non hanno altri sostegni di disoccupazione o forme di sostegno al reddito; ma dal reddito sono rimasti esclusi i nuovi poveri, in particolare coppie giovani con figli.
Secondo i dati governativi, circa 3,7 milioni di cittadini, di cui 1 milione e 350mila bambini e ragazzi e 450mila persone con disabilità, stanno usufruendo del Reddito di cittadinanza. La cifra stanziata nel 2020 è oltre 8 miliardi di euro. Se ha funzionato sulle fasce di reddito molto basse, ci sono però degli esclusi: secondo il rapporto Caritas, si tratta dei «nuovi profili della povertà che hanno risentito in misura maggiore della pandemia», ossia «quei nuclei caratterizzati da un’età giovane, la presenza di figli minori, la presenza di un reddito, seppur minimo». Perciò Caritas propone «un’agenda» per il riordino del Reddito di cittadinanza.
Il tracciato Caritas racconta di persone molto deboli dal punto di vista lavorativo; in grande difficoltà economiche, psicologiche e sociali. Sono persone che non hanno acquisito neppure il titolo di studio obbligatorio per legge, o giovani che non hanno completato gli studi o in forte ritardo nel completamento. Sono tutti dotati di smartphone, ma non sanno usarlo per effettuare le ricerche su internet, non sanno redigere un curriculum vitae, e in alcuni casi non parlano nemmeno fluentemente la lingua italiana. Il 72% ha la licenza media, mentre solo il 3% ha ottenuto la laurea.
I bisogni fondamentali sono cibo, casa e bollette, perché le condizioni di povertà ruotano intorno all’impossibilità di avere risorse adeguate, per affrontare il soddisfacimento dei bisogni fondamentali.
Il requisito economico di accesso che più di tutti restringe l’accesso alla misura alle famiglie in povertà assoluta è quello del patrimonio mobiliare (solo due terzi di queste lo soddisfa). Al Nord il numero delle famiglie che fruiscono del Reddito è il 37% di quelle in povertà assoluta, nel Centro il 69% e nel Sud il 95%. Ci si augura che il sostegno del reddito non scompaia ma sia controllato maggiormente, e dia la possibilità a chi è in età lavorativa, di studiare e allargare le proprie conoscenze in attesa di trovare un lavoro. Un po' come facevano i nostri genitori una volta, che ci ponevano davanti a due scelte: o andare a lavorare o studiare! Senza dubbio far crescere le proprie competenze professionali faciliterà le possibilità di trovare un impiego.