“Siamo tutti consapevoli che il sistema scolastico è il primo fattore propulsivo di un Paese, sia a livello economico che sociale, ma in Italia esso è iniquo: egualitario sulla carta ma nei fatti non rimedia, anzi rinforza, le differenze di partenza legate al contesto familiare e sociale degli studenti”.
Lo affermano Cism e Usmi, in un comunicato congiunto a firma dei rispettivi presidenti nazionali Padre Luigi Gaetani e Madre Yvonne Reungoat. “Il Covid-19 non ha fatto altro che mettere a nudo questi limiti, purtroppo già esistenti, compromettendo la ripartenza del diritto fondamentale all’istruzione, il primo a chiudere e l’unico a non ripartire”, proseguono i presidenti, che chiedono perché “in Europa la scuola riparte” mentre “in Italia ancora no”? “Lo scenario del sistema scolastico europeo - spiegano Padre Gaetani e Suor Reungoat - è differente rispetto a quello italiano: in Europa è profondamente pluralista, in cui ogni Paese europeo ha trovato la propria modalità di finanziamento, ma non ha mai messo in discussione la necessità di riconoscere la scuola privata, anche confessionale, alla pari di quella gestita dallo Stato. Tutti i Paesi in Europa, tranne la Grecia e l’Italia”.
“Senza il Covid-19 - denunciano - non sarebbe mai emersa come dirompente, in Italia, l’annosa questione del sistema scolastico che ha impedito uno sviluppo virtuoso della collaborazione fra pubblico e privato”. Usmi e Cism confermano e “rilanciano la più assoluta disponibilità per agire in cordata per la ripartenza del Paese”. Un esempio è ciò che sta accadendo a Milano dove la diocesi ha messo a disposizione delle scuole paritarie e statali gli ambienti per il distanziamento.
“Il Comune di Milano, a sua volta, guarda alle scuole paritarie come risorse sicure con le quali siglare convenzioni affinché i 3mila bambini, senza posto nelle scuole dell’infanzia statali, possano intraprendere e/o continuare il loro percorso di crescita e di istruzione e possano consentire alle famiglie di tornare serenamente al lavoro”, aggiungono i presidenti, rilevando come “sono numerose le testimonianze di collaborazione fra pubblico e privato anteponendo a qualsiasi lettura ideologica l’interesse primario dei ragazzi e della Nazione”.
“Nelle prossime ore - affermano - è necessario che, acquisito il fabbisogno delle scuole statali, si stipulino nelle singole realtà patti educativi con le scuole paritarie disponibili a mettere a disposizione spazi e offerta formativa”. E “l’allarme della mancanza degli spazi si aggrava con le 85 mila cattedre vacanti!”.
Cism e Usmi ritengono “necessario che i patti educativi” si traducano concretamente con lo spostamento di una classe (allievi e docenti) dalla statale alla paritaria vicina oppure si destini a quel 15% di allievi delle paritarie, che non potranno più frequentarle, una quota capitaria che abbia come tetto massimo il costo medio studente o il costo standard di sostenibilità per allievo”. “A lungo termine, la soluzione rimane solo e soltanto quella del costo standard di sostenibilità per tutti gli studenti, perché la scuola statale sia autonoma e la scuola paritaria sia libera”, concludono: “Solo così anche in Italia si potrà dare il via alla libertà di scelta educativa e al diritto di apprendere, per tutti, riscattando 8 milioni di studenti dalla discriminazione economica”.