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Dove sono spariti i gufi? Il primo caldo li ha spazzati via? Ne siamo lieti. Così come siamo orgogliosi dei nostri ragazzi e del grande risultato acquisito. Siamo stati i primi a intuirlo e lo abbiamo detto nel bel mezzo dei mugugni e della contestazione, sapendo di non essere piaciuti a tutti, dopo Lecce-Spezia (LEGGI).

 

 

I giallorossi, grazie alla politica dei piccoli passi, saranno, per un altro anno, in serie A. Ci sarà ancora chi dirà che non abbiamo avuto gioco, che siamo calati e che ci siamo salvati più per demerito altrui che per merito nostro. Non importa. Chi vuol vedere sempre vincere e giocar bene, può sempre rinnegare il proprio piccolo territorio di provincia e volgere lo sguardo sotto il Vesuvio, oppure può continuare a tifare per le squadre del Nord Italia o, meglio ancora, può ammirare il Barcellona o il Manchester di Guardiola. Noi però siamo orgogliosi di essere salentini e continueremo ad appoggiare il Lecce, la squadra della nostra città, la bandiera del nostro Salento. Giocheremo male, saremo pure difensivisti ad oltranza e non avremo una punta che faccia gol. Ma sapete cosa significa restare quest'anno in A? Significa poter continuare ad avere i conti in ordine, vuol dire rafforzare il settore giovanile, ed è indice del fatto che abbiamo un buon patrimonio di calciatori, a cui basterà aggiungere qualche puntello per migliorare classifica, gioco e risultati. Sì! Perché a Lecce c'è un progetto, a Lecce c'è un'idea di calcio sostenibile e innovativa. A Lecce c'è fantasia, audacia, progettazione, chiarezza e lealtà con i tifosi. A Lecce si può costruire con pochi soldi ma con tante idee un percorso che ci porti lontano, anche in Europa. Il progetto poggia su tre punti cardine che sono attualmente imprescindibili: il Presidente Saverio Sticchi Damiani e il direttore, Pantaleo Corvino. Non ce ne vorranno tutti gli altri, ma loro due sono i nostri veri fuoriclasse. Abbiamo poi un terzo capolavoro, che ha accompagnato la squadra per tutto l'anno: il tifo giallorosso e, in particolare, i ragazzi della Nord.
Lo diciamo ora, sebbene a volte la loro passione si sia trasformata in ingiusta ferocia e critica. Eppure i nostri tifosi sono stati encomiabili, hanno sempre seguito la squadra e hanno spronato il gruppo, quando era necessario. Poi, e anche questo lo dobbiamo dire, hanno sbagliato quando hanno insultato Corvino, così come il buon Pantaleo ci avrebbe garantito un finale più sereno se avesse acquisito, a gennaio e anche in prestito, una buona prima punta. Nella vita, tutti possono sbagliare, ma mai legarselo al dito per sfruttare la prima occasione per distruggere tutto. Questo non lo merita il Lecce e non lo vuole la passione giallorossa.
Riavvolgiamo per un attimo il nastro e risaniamo le ferite, che un Campionato così logorante ha lasciato lungo il cammino: chiediamo scusa a Baroni che ha inventato Baschirotto centrale e Oudin centrocampista, tenendo sempre unito il gruppo e regalandoci la salvezza con la squadra più giovane della serie A. Omaggiamo tutti i nostri calciatori, da Hjulmand a Strefezza, da Blin a Gendrey, fino al fuoriclasse Umtiti e alla scoperta Banda, senza dimenticare quei ragazzi troppo criticati, ma che hanno dato il loro contributo, pur con i loro limiti. Statene certi: questo Lecce ci farà ancora divertire e sognare. Affidiamolo ancora a Saverio e Pantaleo, diamo loro fiducia, se la meritano tutta. E vedrete che ritorneranno a Lecce anche nuovi Chevanton e Vucinic... Sono in cottura e Pantaleo non sbaglia punta due volte consecutive. Salite ora sul carro del vincitore, non ve ne vergognate, il posto non manca, è per tutti. E, su quel carro, festeggiamolA, insieme, senza se e senza ma e, per una volta, senza sterili critiche e polemiche. La A ce la meritiamo tuttA e contro il Bologna sarà una festA.

 

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