Dieci anni racchiusi in una carezza, data e ricevuta; in un alito di vita, sincero e passeggero. Comunque, unico, come l’affetto e l’attaccamento per la comunità religiosa che ha guidato sin dall’agosto del 2012.
Per dieci anni, appunto, scanditi com’è ovvio, da momenti da ricordare, date ed episodi, storie e aneddoti e persone. Don Alessandro d’Elia si appresta a lasciare la parrocchia Santa Maria delle Grazie di Campi Salentina: stasera l’ingresso del nuovo parroco, don Gianmarco Errico (LEGGI). Da domani, don Alessandro è atteso da un nuovo incarico a cui lo ha destinato l’arcivescovo Michele Seccia. Anzi due, come ha sottolineato don Alessandro, perché sarà il nuovo direttore del Centro Mediterraneo di cultura Giovanni Paolo II, e rettore della chiesa di Santa Teresa d’Avila, a Lecce.
Campi Salentina però, ne siamo sicuri, rimarrà impresso tra le pieghe dei ricordi più belli, più affascinanti, più vivaci. Perché il paese rappresenta senza dubbio una realtà complessa, con dinamiche particolari. Campi appunto. Scolpito, definito, immaginato, vissuto. E cantato. Perché don Alessandro, ha voluto condensare questi dieci anni in una canzone, “Per sempre”, sue le parole e la musica, che intende essere, come egli stesso ha ribadito “un canto di ringraziamento e di lode, una riflessione sul valore del tempo e della vita, dedicata proprio a Campi, come lui l’ha vista e come la ricorderà. Un omaggio sentito e toccante.
“Guidare la parrocchia Santa Maria delle Grazie per dieci anni - ha affermato don Alessandro -, è stato un compito certamente gravoso ma, dal punto di vista pastorale, importante, che ha richiesto impegno e responsabilità. Com'è naturale, da parroco, sono stati diversi i campi ed i settori specifici in cui ho dovuto proporre il mio raggio d’azione, in alcuni casi addirittura sovvertendo uno stato di fatto che trovavo poco consono ad un sano cammino spirituale. Un lavoro che ha richiesto uno sforzo ingente, ma che ad oggi reputo pienamente compiuto. Ho puntato molto su un coinvolgimento più attivo e più attento dei laici nelle varie sfere di intervento, che adesso collaborano con uno senso di puro altruismo, senza inutili e dannosi protagonismi”.
“Lascio una parrocchia - conclude - in cui si respira un clima positivo, incentrato su un confronto aperto e costruttivo tra tutte le componenti. L’esperienza umana e sacerdotale che mi porto dentro costituisce un bagaglio personale rilevante. Un bilancio favorevole, senza chiaroscuri, e la consapevolezza di aver costruito rapporti relazionali basati sull’affetto, ancor più e ancor prima che sulla stima”.