Le celebrazioni religiose e civili in onore del Patrono d’Italia durano alcuni giorni e coinvolgono tutta la comunità della parrocchia San Francesco d’Assisi di Campi Salentina attraverso un nutrito carnet di eventi.
Durante la novena in preparazione alla festa del danto, la presenza del vicario generale mons. Luigi Manca ha offerto alcuni spunti di riflessione sul significato della povertà nella vita e nel messaggio di San Francesco.
“La povertà - ha detto - è frutto della benedizione di Dio ed è una perla preziosa non solo della vita personale, ma anche sociale di ogni persona. L’eredità che Francesco d’Assisi ci lascia è che per lui essere povero significava servire il mondo.”
“Seguire Cristo - ha aggiunto - per i francescani significa seguire la vocazione del Poverello di Assisi nella propria vita sia come religiosi che come laici perché la vera povertà la si può vivere in tanti modi. Gesù arriva a noi attraverso l’altro ed è questa la sintesi del messaggio e della spiritualità francescana”.
Il 3 e 4 ottobre sono stati due giorni significativi per la comunità parrocchiale. Il 3, subito dopo la messa, si è svolta la memoria del Transito che ricorda il passaggio dalla vita alla morte di San Francesco. Si sono susseguite poesie, canti e la rappresentazione di alcuni momenti della vita di San Francesco eseguita dai ragazzi della Gioventù Francescana (Gi.Fra).
Nel pomeriggio del 4 ottobre, invece, il sagrato della chiesa si è riempito di tanti piccoli e grandi animali riunitisi per la solenne benedizione e sul più tardi vi è stato il momento culminante dei festeggiamenti religiosi.
La solenne concelebrazione eucaristica è stata presieduta dal parroco Padre Michele Cilli e concelebrata dalla guida spirituale dell’Ordine francescano secolare Padre Gaetano Pasqualicchio, alla presenza del sindacodi Campi Salentina, Alfredo Fina e degli assessori Francesco Cantoro e Alessandro Conversano.
Padre Michele ha invitato l’assemblea a vivere forti momenti di fede sull’esempio di San Francesco che si uniformato totalmente alla passione di Cristo.
“Bisogna andare incontro alle persone che soffrono senza paura - ha detto nell’omelia - per essere coerenti con la nostra fede, ancor più se anche noi siamo nella sofferenza sull’esempio del santo che nascondeva le sue sofferenze e le stimmate ricevute per lasciarsi conquistare solo dall’amore di Cristo”.
“La vita - ha continuato il parroco - deve essere un inno di lode al Signore e anche noi, piccole creature, osservando e vivendo il Vangelo, possiamo assaporare la stessa gioia nella mensa e nella casa fiduciosi che il Signore, proprio come il padre della parabola del Padre misericordioso, non dimentica il figlio lontano da casa, ma attende il suo ritorno pieno d’amore”.
“Ognuno di noi - ha concluso - deve lasciare un messaggio di amore e di pace. Come San Francesco sentiva forte l’amore di Dio, così anche noi dobbiamo sentirci amati da Gesù, puro amore nella nostra vita”.
Al termine della celebrazione la statua del santo è stata portata in processione per le vie del paese.
Quest’anno, dopo due anni di interruzione a causa del Covid, sono state riprese altre tradizioni legate alla festa di San Francesco: la mattina di domenica 2 ottobre, è ritornato il cicloraduno per le vie e le campagne del paese giunto alla sua XXVI edizione. È stata una gioia immensa risentire le risate e l’allegria di bimbi e ragazzi accompagnati dai genitori mentre percorrevano le vie del paese. Cicloraduno che quest’anno ha visto la partecipazione ed il contributo dell’Asd Ciclisti Campi.
La serata si è conclusa con la tradizionale Sagra della bruschetta animata dalle note coinvolgenti del gruppo di musica popolare salentina Talitakum, Taranta Migrante. È stato un tripudio di balli, canti e allegria che ha visto tanta partecipazione.