Il culto e la devozione al santo eremita Antonio Abate sono forti e molto radicati in varie cittadine della diocesi di Lecce.
Con spirito orante e con lode al Signore, dopo quella di Novoli, anche la comunità a lui intitolata, sita in Carmiano, si prepara a celebrare la festa liturgica del proprio santo nei giorni 23-24 gennaio prossimi.
Il parroco, don Riccardo Calabrese, nell’invitare tutti i parrocchiani (CLICCA QUI) così li esorta: “questo, è l’anno delle novità; tutto assume forme, dimensioni e valore nuovo. Non ci sarà le focara a riscaldare gli animi; i fuochi pirotecnici non illumineranno il cielo e non faranno battere forte i cuori. Mancherà il calore della gente in attesa di rinnovare il rito del fuoco e vedere in esso il presagio dell’anno appena cominciato. Non sentiremo quel vociare di centinaia di persone, carico di racconti, ricordi, saluti ed emozioni. Così, in un clima surreale, anche in questo 2021 che porta con sé l’eco dolorosa dell’anno che è passato, ritorna la festa di uno dei santi più popolari della cristianità: l’eremita egiziano Antonio. Mai come in questo tempo, per certi versi, siamo così vicini alla sua esperienza di vita. Da marzo, infatti, anche noi viviamo un 'eremitaggio imposto'. Viviamo nel deserto delle nostre città; manteniamo il distanziamento sociale e lottiamo la continua battaglia tra bene e male. Presi dall’onda delle emozioni che trasmette il fuoco o dalla tenerezza degli animali da benedire, però, ci siamo dimenticati spesso dell’essenziale grandezza che racchiude la vita di Antonio: egli è l’amico di Dio che si lascia interrogare dalla Parola”.
Ecco allora che, seppur in tono sobrio ma non meno solenne, la comunità tutta si sta preparando a celebrare sant’Antonio abate con un programma semplice ed efficace al contempo (LEGGI SOTTO): stasera alle 18,30 con la celebrazione presieduta dal parroco avrà luogo l’intronizzazione del simulacro del santo, mentre domani 17 gennaio memoria liturgica del santo, con la celebrazione della messa vespertina delle 18.30 avrà inizio il settenario di meditazione affidato quest’anno alla predicazione di don Mattia Murra, parroco-arciprete della chiesa matrice di Surbo e docente di liturgia presso l’Istituto superiore di scienze religione “don Tonino Bello” in Lecce.
Il cammino che attende la comunità carmianota è delineato ancora nelle parole che don Calabrese rivolge a tutti i fedeli dicendo: “l’invito “se vuoi essere perfetto, va…” non prevede deleghe a terzi. Alla paura che regna, sovrana e incontrastata, si potrebbe aggiungere l’anarchia dei sentimenti, degli affetti, del rispetto delle norme civili e di una vita di fede che mi costruisco su misura delle mie esigenze ed esclude il rischio di osare. In questo tempo Sant’Antonio ci invita a vivere seguendo gli ideali alti della perfezione, partendo dalla rinuncia e dalla fiducia. Rinunciare a noi stessi e fidarci un po’ più della Provvidenza di Dio ci apre una strada nuova, ci permette di uscire dall’isolamento e creare la comunità nuova. Per ognuno di noi c’è la possibilità di essere abate, fondatore, di un nuovo stile di vita personale: partire da sé per arrivare all’altro, è la via da seguire. Non c’è spazio per gli egoismi e per le scalate individuali. La perfezione è una meta che posso raggiungere solo in comunità”.
Due giorni di particolare grazia attendono, ancora, la porzione di popolo che vive in sant’Antonio abate: sabato 23 gennaio alle ore 15.00 sul sagrato della chiesa parrocchiale avrà luogo la tradizionale benedizione degli animali, seguita alle ore 18.30 dalla concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia. Al termine, nell'oratorio la tradizionale accensione di una piccola focara.
Il giorno 24, alle ore 11.00 la celebrazione sarà officiata da mons. Mauro Carlino, responsabile della segreteria dell’arcivescovo e alle ore 18.30 il predicatore don Mattia Murra.
Questo tempo sia, dunque, dono di grazia perché, come afferma don Riccardo “è giunto il tempo di osare scelte di coraggio mai viste prima per scrivere le pagine della storia che è nelle nostre mani e ci appartiene: diventiamone finalmente protagonisti, scendiamo in campo, carichi e pronti per affrontare il buon combattimento della fede, ultima speranza per cambiare le sorti di questo mondo”.