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“Che ne sarebbe della Chiesa senza la vita contemplativa?”: così ha detto Papa Francesco il 21 novembre 2018, giornata mondiale della vita monastica.

 

 

 

Ma quanti di noi conoscono davvero la missione e l’identità delle monache di vita contemplativa?

Per mons. José Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, “le claustrali, che oggi la Chiesa definisce meglio con il termine ‘contemplative’, sono il cuore orante della Chiesa”.

Ogni monastero d’ora in poi potrà scegliere le modalità della clausura (Cfr. Vultum Dei quaerere e Cor orans), naturalmente dopo un “serio discernimento e in accordo con la tradizione del proprio istituto…per andare incontro alla realtà che stanno vivendo i monasteri”.

Le Sorelle Clarisse di Lecce, fondazione della comunità di Otranto, sono presenti in città da circa dodici anni: ordine religioso di monache, fondato da Santa Chiara di Assisi. “Siamo una comunità contemplativa, dunque per carisma non ci dedichiamo ad alcuna forma diretta di apostolato” come chiarisce Suor Celeste Eremita, responsabile del monastero di Lecce. “Ci siamo interrogate su che cosa può dire, ancora oggi, una scelta di vita consacrata contemplativa, che si nutre di silenzio, che va oltre il visibile, che si appassiona di relazioni, nel panorama del nostro tempo dai ritmi irrequieti, dai legami instabili, dai messaggi urlati. A queste domande abbiamo tentato pian piano di abbozzare risposte, offrendo la testimonianza della nostra stessa forma di vita: la stabilità, la sobrietà, l’aspirazione all’unità, come alternativa alla discontinuità, alla ricerca del possedere e dell’apparire, all’individualismo alienante del vivere odierno”.

A partire dalla condivisione della celebrazione eucaristica e la liturgia delle ore con quanti vogliono unirsi a loro nella preghiera, le Sorelle Clarisse sono a disposizione per l’accoglienza di gruppi che desiderano conoscere la loro vita e la spiritualità clariana, o mettersi in ascolto della Parola. Propongono ritiri e percorsi biblici. La loro piccola foresteria offre ospitalità per le persone che hanno bisogno di essere ascoltate, che vogliono trascorrere giornate di preghiera, di ritiro, di esercizi, che vogliono essere seguite, accompagnate nel discernimento.

Non avendo rendite, né entrate fisse, come indicato da Francesco e Chiara d’Assisi, si affidano alla Provvidenza e al ricavato altalenante dei lavori che propongono (statuine del presepe in cartapesta e oggetti come bomboniere, ceri pasquali, vestine e candeline per il battesimo, liquori e marmellate) che condividono con i bisognosi.

Dopo i primi sei anni nel centro storico della città, hanno ricevuto la grande sorpresa della Provvidenza: le signorine Magliola di Lecce, hanno donato loro uno dei propri terreni, insieme con una somma di denaro per realizzare un nuovo monastero.

“In linea con gli accorati appelli di Papa Francesco, in particolare tramite la sua enciclica Laudato si’, e come figlie di Francesco e Chiara d’Assisi, che hanno contemplato il creato con sguardo di ammirato stupore”, continua Suor Celeste, hanno scelto di realizzare il monastero con tecniche e materiali che riducono l’impatto ambientale e l’impiego di risorse non rinnovabili, dotandolo anche di impianto fotovoltaico e solare termico, per limitare il più possibile consumi e sprechi.

“Nella stessa logica è il progetto di piantumazione del campo attorno al monastero, che vogliamo che sia non una risorsa da padroneggiare a uso indiscriminato, ma un polmone verde, a beneficio della città. Piantare alberi serve alla riqualificazione del verde urbano, alla tutela della biodiversità, a mitigare mutamenti climatici e dissesto idrogeologico. Soprattutto, mettere a dimora alberi, serve per respirare”.

Dopo aver avviato una campagna di solidarietà dal titolo ‘Regalati un albero’, con la collaborazione di tanti amici, sono riuscite a piantare circa duemila tra alberi, arbusti e piante da siepe prevalentemente di specie mediterranee, con l’intenzione di continuare anche sul terreno dietro al monastero.

“Nel nostro piccolo, desideriamo portare un contributo francescano all’ambiente gravemente offeso, in questa epoca di sprechi e di consumi selvaggi e insensati, guidati da logiche predatorie e scriteriate”.

“Nella gratitudine incessante al Signore e alle nostre donatrici, svolgiamo la nostra vita tra preghiera, lavoro, fraternità e ospitalità” offrendo “la nostra amicizia e il nostro aiuto concreto, per quanto ci è possibile, ai poveri, agli stranieri, a coloro che sono immersi nella solitudine, lavorando molto ‘in rete’ con amici e persone di buona volontà, che si prodigano con generosità per chi è nel bisogno”.

“Mentre percorriamo la strada che il Signore ha pensato per noi, ci adoperiamo per rendere pian piano il monastero un luogo che regali ossigeno: l’ossigeno della Parola e della nostalgia di Dio, e l’ossigeno della creazione, ricostituita in armonia sul terreno ricevuto dalla gratuità dell’amore”.

 

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