Si è svolta sabato mattina presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Luce in San Matteo a Lecce, la solenne concelebrazione, presieduta dall’arcivescovo emerito Domenico Umberto D’Ambrosio, per aprire l’anno di grazia del primo centenario della morte di San Filippo Smaldone, sacerdote leccese e fondatore delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori avvenuta nel lontano 1923.
La santa messa è stata preceduta dal raduno festoso di tanti fedeli, delle religiose della Congregazione dello Smaldone e dei bambini delle scuole delle Salesiane, presso il Santuario “San Filippo Smaldone” in piazzetta Mariotto Corso per poi raggiungere in corteo processionale la parrocchia per solenne celebrazione.
Presenti con il presule alla celebrazione eucaristica la madre generale Suor Lucia Neve Ingrosso, ma anche il vicario generale don Luigi Manca, don Antonio Montinaro, don Vincenzo Marinaci, don Adolfo Putignano, don Giovanni Serio, don Carlo Santoro, don Vito Caputo, don Nicola Macculli, don Attilio Mesagne, don Antonio De Nanni e Padre Piercarlo, comboniano. La liturgia è stata guidata dal maestro delle celebrazioni episcopali don Giancarlo Polito, parroco di San Matteo
Papa Benedetto XVI nell’omelia della canonizzazione in piazza San Pietro, avvenuta esattamente 16 anni fa, domenica 15 ottobre 2006 ha detto queste parole, che sono la sintesi della vita e la ricchezza di questo uomo di Dio: “San Filippo Smaldone, sacerdote dal cuore grande, nutrito di costante preghiera e di adorazione eucaristica, fu soprattutto testimone e servo della carità, che manifestava in modo eminente nel servizio ai poveri, in particolare ai sordi, ai quali dedicò tutto se stesso. L'opera che egli iniziò prosegue grazie alla Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori da lui fondata, e che è diffusa in diverse parti d'Italia e del mondo. Nei sordi San Filippo Smaldone vedeva riflessa l'immagine di Gesù, ed era solito ripetere che, come ci si prostra davanti al Santissimo Sacramento, così bisogna inginocchiarsi dinanzi ad un sordo”.
Le stesse parole ha ripetuto mons. D’Ambrosio durante la sua omelia, rivolgendosi a tutta la famiglia smaldoniana rappresentata dalle diverse case presenti sul territorio e dalle varie scuole alla presenza dei tanti bambini e delle loro famiglie radunate attorno all’unico altare dominato dalla croce di Cristo Gesù con accanto ad esso una reliquia del santo, un santo dal cuore grande, un cuore che accoglieva tutti e che accoglieva soprattutto quelli che non venivano accolti, o quelli che venivano messi da parte diventando per loro un padre per questi ragazzi, per questi fanciulli che si sentivano esclusi in quanto non partecipavano alla vita, ma gli ha messi al centro del suo cuore, al centro delle sue attenzioni, al centro del suo impegno.
Rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest'oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza. Gesù invita anche noi, come questi santi, a seguirlo per avere in eredità la vita eterna.
Racconto per immagini di Mariassunta Frabotta