Nei giorni 21 e 22 gennaio scorsi, si è aperto a Santa Cesarea Terme (Le), il Capitolo provinciale della Provincia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria dei Frati Minori di Lecce.
Presieduto da Padre Sabino Iannuzzi, delegato dal Ministro Generale, in un clima di preghiera e fratellanza si é condivisa tutta la sezione delle relazioni di tre anni di cammino. Il Capitolo prosegue con le seconde assemblee di febbraio e marzo presso l'Oasi Jaddico di Brindisi.
Il francescanesimo ereditò l’istituzione del Capitolo, cioè dell’incontro periodico dei frati per discutere di questioni inerenti la loro vita e prendere decisioni in merito, dal mondo monastico: all’inizio del XIII a fare scuola era soprattutto il monachesimo cistercense, che aveva istituzionalizzato il Capitolo già nella Charta caritatis del 1119.
Come si sa, Innocenzo III si limitò a un’approvazione orale del proposito di vita presentato a lui da Francesco, senza rilasciare alcun documento scritto; negli anni successivi i frati arricchirono in maniera progressiva quel primo testo.
Giacomo da Vitry ci ha trasmesso, in proposito, una testimonianza preziosa: “Gli uomini di questa «religione» - scrisse nel 1216 - con notevole vantaggio convengono una volta l’anno nel luogo stabilito per rallegrarsi nel Signore e mangiare insieme. Qui, avvalendosi del consiglio di persone esperte, formulano e promulgano le loro leggi sante e confermate dal signor papa”.
Cosa accadeva, in realtà? I frati esaminavano progressivamente i problemi incontrati nel corso della loro itineranza e fissavano per iscritto alcune norme fondamentali. Di anno in anno sottoponevano quelle stesse norme a revisione, integrando, ritoccando, correggendo il dettato precedentemente fissato.
Ben presto questi Capitoli furono istituzionalizzati con una cadenza periodica; nella cosiddetta Regola non bollata (1221) s’introdusse la differenziazione tra Capitolo provinciale e generale; si disse infatti che ogni ministro poteva riunirsi con i suoi frati, “nella festa di San Michele arcangelo, per trattare delle cose che riguardano Dio”.
Inoltre, i ministri fuori d’Italia erano invitati “una volta ogni tre anni” e quelli in Italia “una volta all’anno”, al Capitolo di Pentecoste, a meno che il ministro generale non avesse “ordinato diversamente”: all’inizio, quindi, il Capitolo generale si teneva ogni anno, anche se ai ministri fuori d’Italia era richiesta la presenza solo ogni triennio; ai Capitoli provinciali, invece, erano invitati tutti i frati della singola provincia. Nella Regola bollata (1223) la celebrazione del Capitolo generale fu fissata con cadenza triennale, “o entro un termine maggiore o minore” a giudizio del ministro generale. Qualora l’avessero ritenuto “opportuno”, dopo il Capitolo di Pentecoste “i singoli ministri e custodi” avrebbero potuto “convocare una volta i loro frati a capitolo”.