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Si conclude il prossimo 28 di marzo, nel cuore del barocco leccese e a due passi dal duomo, nella chiesa di San Sebastiano presso la Fondazione Palmieri, la personale di pittura “Il sussurro dell’anima” di Antonio Musio.

 

 

Ad attirare l’attenzione di turisti, studenti e lavoratori che attraversano il centro storico è il volto di una donna che si intravede dietro il vetro di una doccia tra gocce d’acqua e vapore. È la cura dei dettagli, apparentemente trascurati ma ricercati e curati, che cattura l’attenzione, ti ammalia, ti seduce e ti costringe ad entrare.

Una volta dentro, ad accogliere il visitatore ci sono venti opere, olio su tela, su tavola e su gres porcellanato; l’elemento che accomuna tutte le opere è l’acqua da cui deriva ogni forma di vita, ma in grado anche di travolgere e distruggere; elemento capace di aumentare le distanze e separare, ma anche far da tramite e unire.

Nelle sue opere l’acqua ha una funzione purificante: lava via ciò che è vecchio, le sue incrostazioni e apre alla riscoperta del nuovo. Ciò è possibile vederlo nelle figure di donne e uomini che vengono fissati in un momento intimo e privato come quello della doccia nel quale si assiste ad un abbraccio con l’acqua, ma anche nelle rappresentazioni delle città dove l’acqua, sotto forma di pioggia, lava via tutto ciò che è bruttezza permettendo di scoprire luci e vibrazioni nuove che sono in grado di dissolvere l’offuscamento e l’appannamento della nebbia.

Sono sicuramente le rappresentazioni delle figure maschili e femminili fermate in un istante intimo e familiare che colpiscono il visitatore e che lo portano ad osservare sconosciuti raffigurati in un momento di intimità con se stessi, quando la doccia diventa occasione di espressione libera e vitale di quella parte di sé solitamente chiusa e nascosta agli sguardi altrui. È il momento in cui ognuno di noi si lascia andare, abbassa le difese ed è disposto a fare i conti con la realtà fatta di speranze, paure e gioie nascoste nel più profondo del nostro animo. Guardando queste opere è impossibile non fermarsi a riflettere; quel vetro appannato e ricoperto di gocce d’acqua improvvisamente e magicamente si trasforma in uno specchio che porta l’ospite a rivedersi nelle opere, perché chi non si è sentito libero di sperare, di piangere o sorridere pensando a quello che è stato?

Nella mostra è presente un omaggio alla città: non manca, infatti, uno scorcio della città di Lecce, la parte antistante l’anfiteatro romano con la Chiesa di Santa Maria della Grazia.

Antonio Musio è nato a San Pietro Vernotico nel 1969. Dal 1991 si è trasferito a Cento dove vive e lavora. Collabora con la scuola di artigianato artistico del Centopievese al corso di disegno e figura. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, tra le quali la Galleria di arte moderna Aroldo Bonzagni di Cento. Ha realizzato diverse rassegne personali e collettive.

A Lecce la sua mostra, con ingresso gratuito, è aperta dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 21.

 

 

 

 

 

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