Compito principale del mestiere di genitore è quello di aiutare i figli a diventare grandi, insegnare loro a "cavarsela"; ma quando si tratta di persone con disabilità intellettiva, tale compito sembra dilatarsi e assume sue specifiche problematiche che devono essere affrontate con una consapevolezza particolare in un contesto allargato.
Un parallelo con le barriere architettoniche può essere utile per spiegare meglio: se infatti per l'inclusione sociale di un figlio con disabilità fisiche i genitori dovranno adoperarsi anche perché l'ambiente circostante ne semplifichi la mobilità, adeguando le strutture e favorendo l'impiego di ausili, in modo molto simile i genitori di un figlio con disabilità intellettiva, dovranno agire sulle barriere culturali e ambientali che ne schiacciano lo sviluppo e la crescita verso maggiori traguardi di autonomia.
In questo caso, infatti, le barriere da superare si trovano radicate nella mentalità comune che arrivano a condizionare talvolta anche gli stessi genitori, e sono principalmente tre: l'idea che la persona disabile sia malata, che sia sfortunata, o che sia un eterno bambino.
Con questa prospettiva, la persona disabile è solo un paziente a cui servono terapie, cure, piani di assistenza, oppure qualcuno da compatire, da accudire, da preservare da pericoli e rischi, da trattare con cautela o con carineria, come se fosse per l'appunto un eterno fanciullo.
Sganciarsi da questi stereotipi non è affatto semplice e soprattutto non è un compito che si possa condurre da soli. È richiesta un'azione congiunta da parte di soggetti diversi e la disponibilità ad essere genitori "divergenti". Da questa consapevolezza nasce infatti il progetto della Fondazione Div.ergo-Onlus denominato "Cercasi genitori divergenti" che si configura come una piccola scuola per genitori di giovani e adulti con disabilità intellettiva.
Non si tratta in realtà di un luogo in cui si insegna qualcosa, ma di un laboratorio in cui si scambiano e si propongono esperienze, buone prassi, punti di vista, ci si ascolta e ci si sostiene a vicenda nella consapevolezza che l'inclusione, in qualunque ambito si declini, non è mai un fatto solitario e individuale, ma sempre il frutto di processi e di relazioni significative che si intrecciano.
La Fondazione infatti che, in collaborazione con l'Associazione C.A.SA. Ets e la Comunità della CASA, da diversi anni promuove progetti di inclusione sociale di persone con disabilità intellettiva, ha sviluppato nel tempo una serie di competenze legate alle esigenze di crescita nell'autonomia dei suoi amici con disabilità, grazie anche al dialogo costante con le esperienze e le domande dei loro genitori.
Ora queste competenze diventano una piccola offerta formativa che si allarga a tutti quei genitori che sul territorio vogliano condividere i valori e gli obiettivi di inclusione che animano la Fondazione.
Si comincia il 14 aprile, a seguire il 12 maggio ed il 9 giugno, tre appuntamenti domenicali, dalle ore 17.00 alle ore 18.30, presso la "Casetta Lazzaro" a Lecce, in via Leone Pancaldo (al settimo chilometro di via del Mare) La partecipazione è gratuita, ma a numero chiuso, con un massimo di 26 partecipanti. Si accede tramite prenotazione via SMS al numero della Fondazione 338 3494274.