Il prossimo 2 settembre don Adolfo festeggerà il suo Giubileo sacerdotale a cinquant’anni dalla sua ordinazione avvenuta nel 1972 per le mani e la preghiera del vescovo di Lecce, Francesco Minerva. Fino a quel giorno, Portalecce pubblicherà una serie di contributi per ripercorrere le tappe fondamentali di mezzo secolo: un dono speciale a un sacerdote giornalista e scrittore, appassionato di Cristo e della Chiesa con una vocazione particolare: le comunicazioni sociali.
Scrivo volentieri un augurio per mons. Adolfo Putignano, che il prossimo 2 settembre ricorderà, con animo grato al Signore, il 50mo della sua ordinazione sacerdotale.
Nella preparazione al ministero sacro abbiamo trascorso insieme tanti anni nel seminario, prima a Lecce in quello diocesano, e poi a Molfetta, nel seminario regionale. Abbiamo avuto in comune la figura di tanti educatori e professori ed, essendo nativi della stessa cittadina di Monteroni, abbiamo in comune il ricordo di tanti sacerdoti: alcuni viventi ed altri, che ora già celebrano la divina liturgia nella casa di Padre. Abbiamo, dunque, in comune tanti ricordi e pure tanta gratitudine verso sacerdoti che ci hanno aiutato a crescere, che hanno seminato dove noi abbiamo potuto raccogliere. La massima parte del suo ministero, poi, mons. Putignano l’ha svolta nella comune terra natale, di cui ha coltivato non soltanto la storia, ma anche i cammini di fede.
È con tali sentimenti, allora, che accolgo la richiesta di lasciargli un augurio tramite Portalecce. In questa circostanza, d’altra parte, ci accomuna la cronologia: è un momento di grazia che anch’io ho avuto la grazia di compiere nel settembre scorso ed è accaduto nel segno spirituale e sacramentale della generatività. È un mistero, questo, che già sotto il profilo umano comporta simultaneamente due gesti: quello di fare nascere e quello di distaccarsi. È un mistero visibile soprattutto nella realtà materna, dove nel parto la donna lascia partire la vita che ha conservato nel grembo. È, però, un mistero che sotto il profilo antropologico prescinde dalla condizione sessuale. Generatività è, comunque e sotto tutti gli aspetti, fare nascere, prendersi cura e lasciar andare.
La polarità segna sempre la nostra vita ed è nostro compito non subirla, ma viverla creativamente portandola ad un livello superiore, più alto. Se poi questo livello è la Misericordia divina, allora è compimento. La polarità è presente anche nel ministero sacro. Ricordo un passaggio in cui Agostino parla della sua ordinazione episcopale e dice: «Per quanto aumentano gli anni, anzi decrescono, e ci accostano più da vicino all’ultimo giorno, che in ogni caso verrà una volta o l’altra immancabilmente, tanto più mi si fa pungente e carico di tormenti il pensiero di quale rendiconto di voi io possa dare al Signore nostro Dio» (Discorso 339, 1). Qui l’anniversario dell’ordinazione gli ricorda il trascorrere degli anni (cinquanta non sono davvero pochi) e l’ingresso graduale nell’età avanzata. Don Adolfo, però, suppongo che nella sua festa anniversaria pregherà col formulario del Messale Romano, che tra le Messe e le Orazioni per varie necessità inserisce quello Nell’anniversario della propria ordinazione. Qui, nella orazione «sulle offerte» si prega così: «Ti offriamo, o Signore, il sacrificio di lode per ottenere la grazia di crescere nel tuo servizio».
Ecco, dunque, la polarità: se umanamente si riconosce che l’avanzare degli anni comporta il decrescere della vita, interiormente, invece, la fede ci apre alla grazia di crescere nel servizio divino. San Paolo lo scriveva ai Corinti: «se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno» (2Cor 4,16). È, dunque, la crescita nel servizio divino l’augurio che formulo per don Adolfo Putignano.