L’amore vero, l’arte di amare, al suo culmine, è amarsi a vicenda. Amarsi a vicenda in modo tale da meritare il dono dell’unità.
Perché l’unità noi non la sappiamo fare. Gesù ha pregato il Padre per l’unità, ma non l’ha comandata. Noi possiamo fare la nostra parte, che è la parte ascetica, amarci, ma la parte mistica dell’unità, la presenza di Cristo in mezzo a noi, deve venire dal cielo.
A conferma di ciò, Gesù ha detto che un comandamento gli è particolarmente caro e lo ha chiamato "mio" e "nuovo": "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. (…)" E parlando di questo comandamento, ha dato la misura del reciproco amore: occorre amarsi come lui ci ha amati. "Amatevi - ha detto - come io ho amato voi".
Ma come egli ci ha amati? Lo ha fatto dando la vita per noi.
Non sempre ci è chiesto di dare la vita per gli altri sì da immolarla totalmente, come ha fatto Gesù. Ma, per amare veramente il prossimo, si devono vivere bene tutte quelle piccole o grandi morti che la carità vicendevole domanda: dimenticare sé stessi, distaccarsi dalle cose, dai propri pensieri, dai propri interessi, per essere tutti proiettati negli altri.
Stasera, come di consueto, l’appuntamento con la preghiera alle 18,15 con la novena e la santa messa festiva presieduta da don Luigi Lezzi e la predicazione di Padre D’Amore. Diretta su Portalecce (pagina Fb) e Telesalento (ch 73) per la regia di Gabriele Coppola.