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Nella parrocchia “SS. Angeli Custodi” in San Pietro Vernotico sarà ricordata domani, venerdì 29 maggio la figura emblematica di San Paolo VI.

 

 

 

 

Le meditazioni e le preghiere montiniane sfioreranno, nell’adorazione eucaristica comunitaria, il cuore dei fedeli proponendo in questo difficile contesto storico, sociale ed economico, un senso per vivere il quotidiano con lo sguardo rivolto verso lui, il Profeta del nuovo umanesimo, il grande costruttore della Civiltà dell’amore.

C’è infatti un legame significativo, intriso di gratitudine e devozione, che congiunge spiritualmente la comunità dei Santi Angeli Custodi con San Paolo VI “profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri” (Omelia Canonizzazione di San Paolo VI – Papa Francesco).

Da alcuni anni, infatti, nella programmazione liturgico-pastorale, si promuovono diversi momenti di spiritualità incentrati sulla figura di Papa Montini dal carisma “ante litteram”, vissuto in un difficile e tormentato periodo storico e culturale dove il materialismo e le idee laiciste si radicavano nella società.

Di notevole impatto fu la mostra organizzata dall’Azione cattolica parrocchiale allestita in Chiesa alla vigilia della beatificazione avvenuta il 19 ottobre del 2014. Un percorso storico-culturale impreziosito da semplici fotografie che scandirono e declinarono la vita e il papato di un uomo che pose le basi per l’edificazione della “Civiltà dell’amore”, specchio di una cultura nuova incentrata sulla dignità umana, sulla promozione della giustizia e della pace e sulla difesa della vita.

Nel 60° Anniversario di Dedicazione della Chiesa Parrocchiale avvenuto nel 2017, la comunità dei Santi Angeli scelse proprio come progetto pastorale il cuore della missione petrina di San Paolo VI: “Custodire la Città… per edificare la Civiltà dell’Amore”.

Paolo VI, un Papa che, inizialmente fu relegato dalla storia ai margini, scomparso prematuramente dall’orizzonte della memoria collettiva. D’altronde era impari il paragone con il suo predecessore, Giovanni XXIII, il “Papa buono”, il Papa del “discorso alla luna” e il suo successore, Giovanni Paolo II, Il “Santo subito”, l’eterno giovane tra i giovani. Un “pontefice nella tempesta” che è svanito all’orizzonte dei posteri, con una velocità iniqua ed imprevista.

Il 14 ottobre 2018 è stato canonizzato da Papa Francesco che ha scelto, successivamente, in modo inusuale e antitetico, il 29 maggio, cioè il giorno della sua ordinazione presbiterale, come data della memoria liturgica in contrasto alle norme della Congregazione per il culto divino che stabiliscono di festeggiare il Santo, nel “Dies natalis”, cioè nel giorno della sua nascita al cielo. Tale scelta è stata sicuramente dettata dallo stile di Paolo VI, umile ed orientato a vivere quotidianamente il dono ineffabile del ministero sacerdotale.

A tal proposito, risuona come profetica, la meditazione che rivolse al clero di Brescia nel 1970: “Non mettiamo mai in dubbio la nostra vocazione, la nostra investitura sacramentale di «dispensatori dei misteri di Dio» (1 Cor.4,1), il nostro indelebile carattere sacerdotale, la nostra meravigliosa e ineffabile elezione a fungere «in persona Christi» ed a parlare a Dio a nome del popolo cristiano; non ipotizziamo mai l’eventualità di inventare noi una Chiesa nuova e artificiale, modellata secondo schemi arbitrari o mutuati dalla sociologia secolare; non allentiamo, né infrangiamo mai i vincoli della nostra comunione ecclesiale”.

 

 

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