Nella serata di sabato scorso si è tenuta a Squinzano, in piazza Plebiscito, la presentazione del libro “Ernesto & Gennaro Abbate. La storia della banda di Squinzano. La più grande evoluzione stilistica e culturale della banda italiana”.
Edito da Il raggio verde, casa editrice rappresentata nella serata da Raffele Polo, il testo è stato scritto a sei mani da Angelo Cappello, cultore di storia locale, Giuseppe Gregucci, attuale maestro concertotre e direttore della banda di Squinzano intitolarta ai fratelli Abbate e Pino Lagalle, cultore di storia locale e organizzatore di eventi. Proprio quest’ultimo ha presentato la serata che ha dato la possibilità agli spettatori di ripercorrere la storia di due geni della musica, vanto locale e nazionale. I saluti istituzionali sono stati riservati al sindaco Gianni Marra che ha annunciato che è in fase di ultimazione la preparazione di due busti raffiguranti i fratelli musicisti e che presto una delle nostre piazze sarà loro dedicata. Sono intervenuti anche Nicola Pierri, presidente della Società operaia, Graziano Cennamo, presidente di PugliArmonica, Alberto Lapenna, squinzanese doc che ha portato avanti il nome di Squinzano diventando sindaco di Montecatini e Angelo Schirinzi, maestro della banda di Conversano. Fra i saluti, quello che ha destato più sorpresa è stato quello di Albano Carrisi che, dalla sua tenuta di Cellino San Marco, ha voluto registrare un video per complimentarsi per l’iniziativa e pungolare gli amministratori locali invitandoli a impegnarsi maggiormente in ricordo dei due musicisti.
Lagalle rivela che sono stati in tanti all’interno del libro a voler fornire testimonianza dell’incontro con la banda. In particolare, il maestro concertatore Alterisio Paoletti, nella prefazione, lamenta che probabilmente i fratelli Abbate hanno avuto poco lustro a Squinzano e, a conferma del suo pensiero, racconta che 19 anni fa è stato chiamato da Albano per organizzare i suoi concerti e, approfittando della vicinanza fra Cellino e Squinzano, ha voluto farci visita convinto di trovare un monumento, una piazza, qualcosa che ricordasse i maestri. Grande è stata la sua delusione nel non trovare nulla di tutto ciò e parlando con gente del posto, addirittura qualcuno non sapeva chi fossero.
Il maestro Giuseppe Spedicati, direttore del Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce, ha esaltato la marcia sinfonica in quanto forma musicale nobile con un’importante struttura, complessa e difficile, che nasce proprio a Squinzano con i maestri Ernesto e Gennaro Abbate. Loro hanno rivoluzionato il vecchio modo di suonare della banda. Anche per Spedicati è necessario fare di più, creare sempre più spesso iniziative in cui sia possibile parlare di queste due figure.
Il professore Cappello ha ricordato la sua precedente esperienza di scrittura di un testo relativo ai maestri Abbate già nel 1987, allora unitamente ad Antonio Carluccio ed Italo Passante. Adesso c’era il desiderio di dare un nuovo taglio all’argomento, coinvolgendo un addetto ai lavori, come il maestro Gregucci, che potesse affrontare in maniera più competente ed analitica la parte storico musicale del testo.
Gregucci conferma che in questo libro è stato racchiuso tutto ciò che si è riusciti a trovare sui 143 anni di attività della banda, presentando documenti e dettagli storici sui fratelli Ernesto e Gennaro che sono stati il non plus ultra della musica bandistica italiana del primo novecento. A Squinzano è nato il mito della banda da giro pugliese e questo libro vuole essere un aiuto per chi voglia studiare il fenomeno bandistico pugliese ad ampio raggio. La banda di Squinzano è stato un veicolo culturale e ha permesso a molti musicisti di trovare un posto di lavoro ambito e conquistato solo dai migliori. Attualmente è difficile perseguire e tramandare la musica degli Abbate e il confronto con il novecento sta diventando sempre più difficile. Il pubblico di quella banda non esiste più e non ci si può permettere di far passare altro tempo rischiando di far dimenticare tutto ciò. Bisogna salvaguardare questo patrimonio musicale fatto di storia e spartiti, affinché tutti sappiano quanto è stato fatto dai nostri predecessori. Oggi per assicurare la prosecuzione di questo cammino bandistico è necessario che le istituzioni vengano incontro alle esigenze della banda, riconoscendone oltre al valore storico, l’ininterrotta attività musicale e lavorativa.