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Domani 23 novembre alle 18 prenderà il via a Squinzano in piazza Vittoria l’evento ‘La panchina rossa itinerante’. Fortemente voluto dall’associazione ‘Squinzano bene in comune’ (Sbic) che dal 2012 ogni anno il 25 novembre dà testimonianza contro la violenza di genere.

Organizzata con la partecipazione delle associazioni Metoxè di Sannicola e Casa di Noemi di Specchia, l’iniziativa gode del patrocinio della Provincia, della commissione pari opportunità provinciale e del comune di Squinzano ed è coadiuvata dal Comitato provinciale di Aics e dai Centri Antiviolenza “Renata Fonte”, uno dei quali ha sede a Squinzano in via Santa Maria. Anche il paese a nord di Lecce, infatti, nel 2015 ha conosciuto questo dramma sociale e familiare con il femminicidio di Paola Marzo per mano dell’ex marito.

Nel corso della serata interverranno: il presidente della provincia, Stefano Minerva, la presidente della commissione PO della stessa, Teresa Chianella, il sindaco Gianni Marra, l’assessore delegata Eleanna Bello, la responsabile dell’organizzazione dell’evento del comune di Squinzano, Antonietta Dell’Anna, la comandante della polizia municipale, Caterina Altieri, la presidente dell’associazione Metoxè, Simona Mosco, la presidente dell’associazione e dei centri antiviolenza “Renata Fonte”, Maria Luisa Toto, la responsabile del coordinamento regionale e provinciale di Libera, Sabrina Matrangolo, il presidente dell’associazione provinciale Aics, Fernando Melendugno e i coordinatori Sbic, M. Teresa Bardoscia e Marco Presta.

Nel corso dell’evento sarà inaugurata l’Esposizione d’Arte “La Fenice”, a cura di Francesca Malatesta, con sede presso l’ex asilo “Rosina Frassaniti”, che ospiterà anche per i tre giorni successivi opere di diversi artisti sul tema della violenza contro le donne (con una raccolta in un quaderno di testimonianze e pensieri).

A Squinzano saranno dipinte di rosso, a cura di Sbic, tre panchine, poste in tre piazze diverse, a monito contro la violenza e a memoria delle vittime.

Le Panchine rosse sono un grido lacerante per denunciare quanto viene detto nel silenzio ovattato delle nostre case; sono un segno indelebile degli episodi agghiaccianti e cruenti di quanto spesso viene testimoniato dai media; sono un luogo sicuro, dove altre donne tendono la mano alle vittime, le ascoltano, le inducono a riconoscere ciò che spesso è più subdolo e pericoloso dei gesti, la violenza delle parole.

Numeri alla mano, i dati del Viminale ci informano che i femminicidi in Italia sia nel 2018 che nel 2019 sono stati ben 92. Si rendono quindi assolutamente necessarie iniziative che aiutino a sensibilizzare l’opinione pubblica su un crimine fino a pochi anni fa sottovalutato (la legge è stata approvata il 15 ottobre 2013) e che lascia dietro di sé una scia di orfani. Proprio in questi giorni l’autorità garante sta chiedendo al Ministero dell’Economia di adottare tempestivamente il regolamento attuativo della legge sugli orfani per crimini domestici, ciò permetterebbe di attingere ad un fondo rotativo per realizzare interventi che comprendano l’erogazione di borse di studio e il finanziamento di iniziative di orientamento, di formazione e di sostegno per l’inserimento dei ragazzi nell’attività lavorativa. Se riuscissimo ad entrare in questa logica di pensiero capiremmo che il 92, numero di per sé già terribile, dovrebbe essere notevolmente ampliato per comprendere quante siano realmente le vittime di questo orrendo crimine.

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