Ieri è stato un giorno importante per la comunità di Surbo: insieme alla gioia dei festeggiamenti civili all’insegna del divertimento, tanti spunti di riflessione durante la celebrazione eucaristica e la solenne processione. In opnore del patrono Sant'Oronzo.
“Gli addobbi e il giubilo della festa, ben visibili agli occhi, devono toccare soprattutto il nostro cuore e la nostra vita di fede”, ricorda il giovane parroco don Mattia Murra durante l’omelia.
Surbo, cittadina ormai commissariata da qualche tempo, si prepara a vivere le elezioni comunali nella prossima primavera e così il parroco invita tutti i cittadini ad essere non soltanto buoni cristiani ma anche e soprattutto onesti cittadini.
“Ciò che accade nella città di Surbo riguarda tutti, perché siamo parte di una comunità: ecco perché le parole del Vangelo oggi devono far luce sulla nostra coscienza cittadina. Come onesti cittadini non dovremmo vestire i panni né del figlio prodigo (che irresponsabilmente sperpera i suoi averi e si allontana dalla casa del padre) né del figlio maggiore (che rispetta le regole ma con motivazione estrinseca, ovvero solo e soltanto per accontentare il padre e vivere nella frustrazione)”.
L’invito è dunque quello di essere rispettosi della legge non per paura della sanzione, ma per amore del bene comune.
“Oronzo inizialmente era un esattore delle tasse: era un lavoratore onesto, lavorava per realizzare sé stesso e non per aggraziarsi la fiducia del governatore romano. Dopo la conversione ha deciso di predicare il Vangelo: anche questa volta, non ha agito per accontentare qualcuno, ma per realizzare con pienezza la sua vita beata”.
Ecco dunque perché dobbiamo essere rispettosi della legge: per realizzarci come uomini e come cittadini sull’esempio del nostro santo patrono Oronzo.
Dopo la solenne celebrazione eucaristica, il busto del Santo ha percorso in processione le vie della città, accompagnato non soltanto dai fedeli ma anche dalle autorità civili: a portare la simbolica chiave della cittadina di Surbo è stato il commissario Onofrio Padovano.