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“Il mostro ha portato via un uomo di fede, un padre amorevole, uno sposo fedele. Non abbiamo parole, in realtà non vogliamo averne, perché non servono. Dio aumenti la nostra fede nella speranza della resurrezione”.

 

 

Con questo il messaggio don Mattia Murra, parroco di Santa Maria del Popolo in Surbo, ieri mattina ha per primo reso noto il tragico evento alla sua comunità sgomenta.

La comunità di Surbo non piange semplicemente la più giovane vittima salentina del Covid-19, ma soffre per la perdita di un uomo meraviglioso, un amico sempre disponibile, un padre innamorato dei suoi due bambini, un parrocchiano sempre presente.

“Il passo del Vangelo letto oggi è ricco di contraddizioni” spiega don Mattia durante l’omelia della messa sine populo.

“La stessa folla che accoglie festante Gesù dopo qualche giorno lo condannerà a morte acclamando Barabba; altra contraddizione è nei discepoli, persone che sono state due anni sempre con il Maestro e lo hanno accudito, amato, seguito sino alle estreme conseguenze. In questo momento non lo conoscono. Anche noi stasera abbiamo una contraddizione nel cuore: la nostra comunità ogni anno attende la Settimana Santa con gioia e anche in questo clima surreale, durante questa pandemia che ci vede costretti a stare lontani, stavamo correndo verso questi giorni santi ma stanotte siamo stati travolti da una tempesta. Giuseppe era uno di noi, sedeva lì ogni domenica, non solo durante la messa ma anche prima per portare il suo bambino qui in parrocchia al catechismo. Ecco noi stasera siamo come i discepoli: vogliamo fuggire, nasconderci. Il Signore alla fine di questo passo del Vangelo urla - Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? - e queste non sono le parole della disperazione perché Gesù in quel momento recitava un salmo, pregava. Noi non siamo coraggiosi come Lui e per questo chiediamo conforto e la forza per imparare ad accettare”.

 

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