Prende il via oggi la seconda tappa del pellegrinaggio dell’arcivescovo Michele Seccia nella città di San Pietro Vernotico. Si fermerà per tre giorni nella parrocchia dei Santi Angeli Custodi. Il parroco don Vincenzo Martella ci aiuta a conoscere la sua comunità.
Don Vincenzo, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a San Pietro Vernotico nella tua comunità?
Avrà modo di riscontrare la conferma di una realtà economicamente stratificata, pure con bolle di sofferenza e disagio, visibili e non, che possono però considerarsi, eziandio, fisiologici per una giurisdizione parrocchiale che consta di circa 4.500 anime. Sofferenze e disagi, vuoi materiali vuoi spirituali, tuttavia monitorati e adeguatamente ridimensionati da una risposta puntuale e concreta della parrocchia. Quanto alla realtà parrocchiale l’arcivescovo non potrà che constatare come la parrocchia - con le sue vivaci testimonianze ad opera di gruppi, associazioni e iniziative - risponda appieno al “dinamismo di uscita” indicato da Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” al n.20.
Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
In ordine all'ambito liturgico devo, impudice, dire che evidenzia quella "fioritura" evocata dalla Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium” (42), allorquando per le celebrazioni domenicali, ma non solo, la comunità è massivamente presente. Circa la catechesi. Non sottaccio, neanche qui, di ratificare il lodevole livello di una catechesi diffusa, grazie anche a un nutrito e motivato gruppo di dodici catechisti e di quattordici educatori (in entrambi i casi, un interessante indicatore di “ecclesia”). Catechesi, i cui frutti sono manifestamente individuabili nei soggetti fruitori. Quanto alle fragilità, non v'è chi non veda come in un contesto generale, anche la chiesa particolare venga indotta a intensificare il richiamo alla corresponsabilità, congiunta alla sinodalità, sinonimo, questo, dell'insieme.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
È di tutta evidenza come una Visita Pastorale induca l'intera comunità alla gioiosa trepidazione, già palpabile, per il vero, a far data dalla sua indizione. Tra le attese della comunità, una fra tutte è evidentemente la possibilità diretta e immediata della relazione col pastore che visita il suo popolo, per ascoltarlo. In questo - nell’ascolto - l’arcivescovo, peraltro, si è tanto speso, e pedissequamente si spende, nella sua lettera pastorale “Ascolta popolo mio” talché sollecita all’amore in quanto “... una delle prime forme per amare è proprio ascoltare " (46). Circa gli obbiettivi da raggiungere, essi corrispondono, sia a breve che a media scadenza, al dovere di fortificare l'impegno evangelizzatore della comunità parrocchiale al fine di trasformare la società, e per renderla adeguata alle esigenze evangeliche.