Anche la Santa Sede avrà il suo vino prodotto sul suolo del Vaticano. Dal vigneto incastonato nel cuore della residenza di Castel Gandolfo, nascerà un rosso a base di uve cabernet sauvignon con l’etichetta della Santa Sede.
Un progetto di grande valenza simbolica alla cui guida è stato chiamato l’enologo e presidente dell’Associazione enologi enotecnici italiani, Riccardo Coratella, che rivela: “Il vino, vedrà un affinamento in botte di rovere e verrà imbottigliato nel 2026”, ma non lo si troverà in vendita perché le bottiglie saranno destinate esclusivamente al Vaticano.
È innegabile il simbolo del vino per tutti noi cristiani, basti pensare quando, ad esempio, le tribù di Israele si insediarono sulle terre appena conquistate una delle prime cose fu piantare la vigna, una pianta che necessita di anni per essere produttiva, simbolo della volontà di stabilirsi. E l’immagine della vigna, nell’Antico Testamento, viene usata anche da Dio stesso per raccontare quanto si prenda cura del proprio Popolo. E ancora, il primo segno di Gesù narrato nel Vangelo di Giovanni è legato alle Nozze di Cana, in cui Gesù, per mostrare la propria presenza alla gente, trasforma l’acqua in vino, in vino addirittura eccellente, più buono di quello che gli astanti avevano bevuto fino a quel momento. E il vino, insieme al pane, diventa simbolo stesso della presenza di Cristo.
Il Vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per il cuore dell’uomo, e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità”.
Il prodotto delle vigne del Papa sarà un vino simbolico, per il consumo interno e per farne dono e condivisione. Ossia, per restituirlo al suo ruolo originario e più alto, dell’unica “bevanda” in grado di avvicinare l’uomo a Dio, proprio nel luogo in cui la presenza di Dio è più tangibile.