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Nella notte del 1° febbraio 1970 cinque aderenti al Gruppo Speleologico Salentino “P. De Lorentis” (Maglie), diretto da Mario Moscardino, raggiunsero Porto Badisco (Otranto) per effettuare ricerche sulla gobba rocciosa detta Montagnola, nel territorio della Valle del Cervo.

 

 

Incuriositi dalla presenza di aria calda che fuoriusciva da un masso appena sfiorato, spostando a mani nude rovi, capelveneri, sassi e quant’altro, individuarono un pertugio che consentì loro l’accesso a una meraviglia inimmaginabile. Cominciò così la scoperta della Grotta dei Cervi, monumento della preistoria salentina, uno dei più prestigiosi luoghi di culto e di pratiche funerarie dell’Europa.

Gli increduli speleologi erano: Daniele Rizzo (Maglie), Enzo Evangelisti (Lecce), Isidoro Mattioli (Lecce), Renzo Mazzotta (Lecce), Severino Albertini (Lecce). Successivamente si unirono Nunzio Pacella (Maglie) e Pino Salamina (Lecce) fotografo ufficiale della scoperta.

La sequenza delle pitture o, meglio, dei segni impressi sulle pareti rocciose, sono stati numerati in quasi tremila esemplari e risalgono a seimila anni fa. Insieme all’individuazione di un focolare con grano carbonizzato, il tutto è stato collocato nel periodo del Paleolitico Medio.

Per saperne di più, si consiglia di consultare il libro fondamentale di Paolo Graziosi Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco (Firenze 2002) o anche quello di Pino Salamina Pagine di Pietra a Badisco (Lecce 2009); quest’ultimo è un autentico atto d’amore verso una testimonianza dal valore scientifico e umano inestimabile.

La lettura di entrambi i testi aiuta a comprendere, intanto, i significati della scoperta e dei pittogrammi che, talvolta, sono adottati dalle agenzie di comunicazione considerandoli come identitari della cultura salentina.

È impensabile che questo straordinario patrimonio possa essere oggetto di frequentazione umana e possa trasformarsi, per esempio, in una esposizione museale visitabile. Sarebbe una morte annunciata delle preziose e uniche pitture parietali rupestri.

Non si può ignorare, tuttavia, l’assenza di impegno delle istituzioni (Sovrintendenza, Università, Comune, Provincia) a trovare un’intesa o proposte collegate tra loro perché il senso di grandiosità e di stupore coinvolga i salentini in primis e poi a mano a mano tutti gli altri concittadini nazionali, europei ed internazionali.

Cerchiamo di sollecitare sempre chi di dovere perché si dia un senso compiuto agli sforzi di chi crede in un risveglio di questo territorio altrimenti arido e respingente quando si tratta di privilegiare le proprie testimonianze storiche (che ci devono inorgoglire).

Merito postumo agli scopritori della Grotta dei Cervi, molti dei quali ci hanno lasciato fisicamente, ma non la loro straordinaria impresa.

 

 

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