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“La Chiesa di oggi e anche il mondo hanno bisogno di laici come La Pira, De Gasperi, Lazzati”.

 

 

Lo ha detto il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, intervenuto a Roma, a Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri, alla presentazione del libro “Bisogna smettere di armare il mondo”, di Augusto D’Angelo - con la prefazione del card. Matteo Zuppi - che raccoglie il carteggio tra Giulio Andreotti e Giorgio La Pira tra il 1950 e il 1977.

“Lo sguardo di La Pira era talmente universale da configurarsi come teologia della storia”, ha spiegato il cardinale sulla scorta di una lettera di La Pira del 1951, presente nel volume, in cui quest’ultimo cita il discorso di Andreotti al Congresso eucaristico nazionale di Assisi, il primo dopo la guerra, e del discorso pronunciato dallo stesso La Pira nel 1956 a Lecce, al centro del quale c’è il tema della “civiltà cristiana” e dello “sguardo mistico sulla città cristiana”.

“La speranza è la virtù prediletta da La Pira”, ha ricordato Semeraro a proposito dei temi lapiriani della vocazione dell’Europa e della missione di pace affidata al Mediterraneo: due temi questi, “affrontati anche da Papa Francesco, soprattutto nei due discorsi pronunciati a Napoli e a Bari sulla civiltà del Mediterraneo e la sua vocazione di pace e annuncio per tutto il mondo”. “Se ai tempi di La Pira il problema era l’ateismo, oggi il problema è l’indifferenza del mondo verso Dio - ha concluso il cardinale -: Quella di La Pira non è un’utopia, ma una ‘eu-topia’, cioè la speranza non di un luogo che non esiste, ma di un luogo più bello da raggiungere”.

 

 

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