Un robot violoncellista si è esibito a sorpresa con l’Orchestra Sinfonica di Malmö, lasciando sbigottito il pubblico svedese.
Si tratta di un automa, ossia una macchina che riproduce i movimenti. Il robot si è cimentato con il brano “Veer” scritto appositamente per lui dal compositore Jacob Mühlrad (GUARDA). Creato dal ricercatore e compositore Fredrik Gran, l’automa è privo di intelligenza artificiale, si limita ad eseguire fedelmente lo spartito musicale. Ha due bracci robotici personalizzati, dotati di componenti stampate in 3D, ed è in grado di eseguire tecniche complesse come, per esempio, quella del double stop, tipica degli strumenti ad arco, che consiste nel far vibrare contemporaneamente due corde adiacenti. È fuori dubbio che un robot potrà eseguire un pezzo alla perfezione ma gli mancherà sempre la capacità di cogliere e trasmettere l’emozione intrinseca alla musica classica.
“Le macchine si limitano a compiere fedelmente ciò che è loro comandato, l’uomo è in grado di dare vita alla musica”. Non ha alcun dubbio mons. Marco Frisina, fondatore e direttore del Coro della diocesi di Roma, autore di canti liturgici, di numerosi oratori sacri e opere teatrali tra le quali spicca “La Divina Commedia Opera musical”, il capolavoro dantesco per la prima volta trasposto in musica e in scena ininterrottamente dal 2007. Il sacerdote riflette che esistono software musicali capaci con semplici comandi di simulare in modo estremamente realistico la performance di uno strumento, riproducendo dettagli come, nel caso specifico, il movimento dell’arco e il respiro espressivo. “Ripetono sempre nella stessa identica maniera ciò che sono programmati a fare - dice Frisina -. La differenza con l’uomo che suona il violoncello è che ogni volta lo eseguirà in maniera diversa, lasciandosi guidare dall’ispirazione del momento, mettendo quel quid che lo rende umano, fosse anche un’imperfezione. Potrebbero essere un aiuto ma è illusorio pensare che potranno sostituire l’uomo”.
Il sacerdote cita l’esempio dei campionamenti molto usati oggi nelle produzioni musicali, anche nelle colonne sonore di film. Anche se ad inserire le note è un musicista “in carne ed ossa”, il risultato è quello di una musica priva di anima e uguale a tante altre melodie e crea una sensazione di déjà-vu nell’ascoltatore. Papa Ratzinger sosteneva che la musica ha il potere di elevare lo spirito, avvicinandoci a Dio e ispirandoci a cercare il bene e la bellezza assoluti. L’uso eccessivo delle nuove tecnologie potrebbe limitare anche la spontaneità della preghiera? “La preghiera è cosa del cuore, è un atto d’amore a Dio - afferma -. La musica è sempre atto d’amore, perché esprime i sentimenti profondi del cuore umano come la passione, l’amore, la tristezza, il dolore, la gioia. Basti pensare ai Salmi. Questo binomio, usato dalla Chiesa da sempre, proprio perché è il modo migliore per esprimere i sentimenti del cuore e rivolgersi a Dio in maniera sincera, però non potrà mai sostituire la preghiera vera”.
Per mons. Frisina non bisogna demonizzare le nuove tecnologie, come robot e intelligenza artificiale. “Tutto ciò che esiste può essere usato sia nel bene che nel male - afferma -. Il problema non è la tecnologia in sé, ma l’uso che ne fa l’uomo”. Proprio come una pietra che in architettura può essere usata per costruire qualcosa di meraviglioso in altri contesti per assassinare un uomo. “Ciò che il Signore fa è sempre buono – le parole del sacerdote -. Bisogna essere prudenti e coscienti che noi siamo responsabili della creazione e dei prodotti della creazione. Noi dobbiamo fare un mondo sempre più somigliante a Dio, non un mondo assoggettato alle avidità o alle superbie dell’uomo. Siamo chiamati a esaltare, ammirare l’opera di Dio, a fare un canto d’amore di ciò che ci ha donato. Le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, dobbiamo farle diventare uno strumento d’amore per il prossimo e di lode a Dio, non una realtà che sostituisce o schiavizza, umilia, sfrutta gli altri per mio interesse. Certe invenzioni diventano spesso sfruttamento economico, invece, liberate dai vizi dell’uomo, possono essere utili. L’intelligenza artificiale può servire agli studiosi per trovare tanti documenti in breve tempo, può aiutare e trovare una soluzione nella medicina o nell’agricoltura, può servire per alleggerire la fatica di chi svolge dei lavori ripetitivi”.