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“Per me questo è un ritorno alle mie radici, ma anche una nuova partenza. Come si dice, tutte le strade portano a Roma, e quindi anche tutte le strade partono da Roma”.

 

 

 

Così il cantante Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha spiegato il suo contributo alla mostra “En route”, realizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana in occasione del Giubileo 2025. “Le parole chiave del progetto - viaggio, mappe, esplorazioni, pellegrinaggio, Giubileo, Vaticano - mi hanno colpito profondamente”, ha raccontato durante la conferenza stampa in Sala Stampa vaticana: “Il Vaticano è casa per me: mio padre ha lavorato qui per 55 anni, sono nato a Porta Cavalleggeri, ho vissuto questi luoghi da bambino”.

“Quando mi hanno raccontato del progetto, ero in convalescenza dopo un viaggio piuttosto drammatico - ha proseguito Jovanotti -: Potevo viaggiare solo con la fantasia, quindi, ho accolto questa proposta con entusiasmo. Ho cercato di portare il mio contributo alla mostra attraverso un’installazione personale. Ho esposto la mia bicicletta da viaggio, con cui ho girato il mondo, una chitarra decorata da un’artista argentina e una palla da discoteca trasformata in mappamondo. Il mio intento non è stato autocelebrativo, ma quello di fare da cavallo di Troia: portare qualcuno che non sarebbe mai entrato in Vaticano a scoprire questo luogo straordinario”.

“Il viaggio è esplorazione, scoperta dell’altro, ogni viaggio è un pellegrinaggio - ha concluso il cantante -: Oggi siamo minacciati dall’illusione dell’opportunità: gli algoritmi ci ripropongono ciò che già conosciamo, mentre il senso del viaggio è l’opposto, è scoprire quello che non siamo e quello che potremmo essere”.

A una domanda personale sul suo rapporto con la fede, Jovanotti ha risposto: “Preferirei fare uno spogliarello che spogliare l’anima. Rimango nella nuvola di una fede molto debole, molto altalenante, continuamente alla ricerca di segni, di conferme che arrivano e poi sfuggono. È un viaggio anche quello”.

 

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