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Il mese si caratterizza per il solstizio d’inverno che, contrariamente alle credenze, è periodo di rinnovamento, di futura rinascita.

 

Il sole, giunto al punto più basso dell’orizzonte, comincerà lentamente a risalire, prenderà il sopravvento sulle tenebre e ritornerà la primavera. Non a caso il 25 si celebra la nascita di Gesù ossia il “Sole di giustizia”.

Tuttavia, prima che riappaia la primavera, la luce del giorno è tremendamente breve e si potrà avere la sensazione che sia cresciuta soltanto verso il 25: te Natale la tia pare, a Natale (la luce) del giorno è visibile.

Prima di Natale la temperatura non è tanto rigida, dopo è facile che lo diventi: fenca a Natale nu friddu e nu fame, te Natale a nnanti tremanu le corna te li oi, fino a Natale né freddo né fame, da Natale in poi tremano (perfino) le corna dei buoi; con la variante te Natale a nnanti tremanu l’infanti e li cistizzi ca stannu vacanti, da Natale in poi tremano i bambini ed anche le ceste che sono vuote.

Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce, 2013.

 

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