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È un bilancio sicuramente positivo quello che padre Hans Zollner, membro del Comitato organizzativo, traccia all’indomani dell’incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa che si è concluso domenica in Vaticano.

“È la prima volta che ho visto così commossi e in spirito di preghiera e riflessione l’episcopato del mondo. Penso che questo sia un risultato. Certo, non è misurabile e non è facilmente presentabile ma ritengo che sia invece un effetto molto concreto che avrà frutti concreti nei vari paesi di provenienza, nelle Conferenze episcopali e tra i religiosi”.  “Questo secondo me era il fulcro di ciò che potevamo aspettarci da questo incontro”, aggiunge. “Ed è ciò che è avvenuto grazie anche alla testimonianza delle vittime. La loro storia ha toccato il cuore dei pastori della Chiesa. Ascoltarli, stare in silenzio con loro, pregare con loro e per loro sono stati momenti di una importanza che non possiamo sottovalutare”.

Padre Zollner, oggi molti si chiedono cosa resterà di questo incontro. Lei come risponde?

Intanto è stata la prima volta che si è realizzato un incontro di questo tipo. Non era mai accaduto, almeno in questa forma. Per la prima volta tutta la leadership della Chiesa cattolica del mondo si è radunata per parlare di un tema che concerne tutti, non solo per il fatto che la Chiesa è una e ciò che capita in un paese ha un effetto su tutti gli altri ma anche per il fatto che questa triste realtà degli abusi si trova in ogni paese e in ogni continenti.

 

L’incontro ha attirato un’attenzione particolare da parte dei media. Cosa l’ha colpita di più nelle domande dei giornalisti?

In genere penso che i giornalisti presenti hanno gradito il nostro modo di essere trasparenti tramite i briefing, le informazioni messe sul sito e la trasmissione in diretta delle conferenze e delle principali liturgie. Hanno quindi apprezzato non solo il nostro parlare di trasparenza ma lo sforzo che abbiamo fatto per garantire questa massima trasparenza e disponibilità alle domande. Il punto è che soprattutto nel mondo americano e tra i molti fedeli negli Stati Uniti si attende ora una concretezza. Trovo però difficile immaginarmi cosa esattamente si intende per concretezza quando e se si parla di risultati di un incontro che è durato 3 giorni effettivi (al quarto giorno c’è stata praticamente solo la messa). Il Papa ha evidenziato già all’inizio 21 punti che aveva raccolto dai suggerimenti delle Conferenze episcopali e quindi ci ha dato già molti compiti da fare a casa.

 

Insomma, lei sta dicendo che i gesti concreti si vedranno nel tempo?

Alcune delle decisioni prese sono già pronte, solo che per fare bene le cose, devono essere discusse e anche riviste da varie persone. Vedo però e posso confermare che siamo sulla buona strada.

 

All’indomani del summit, si è svolta nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico vaticano, una riunione inter-dicasteriale ristretta, incentrata sul tema della protezione dei minori. Come è andata?

Abbiamo avuto tutta una mattinata con i capi e i rappresentanti di tutti i dicasteri della curia romana in qualche maniera coinvolti con questa vicenda. Abbiamo parlato di ciò che può essere pubblicato presto, come istituire queste task forces, di ciò che adesso dovrà seguire. Non ho alcun dubbio che le persone che erano presenti, erano molto consapevoli che questo è solo un inizio e non è la fine.

 

Quando lei parla di documenti che verranno presto pubblicati, si riferisce al “Motu Proprio” per il Vaticano. Ci può dire di che cosa si tratta e quali novità porterà rispetto all’altro Motu Proprio “Come una Madre amorevole”?

Il Motu Proprio riguarderà la legislazione e le linee guida all’interno della Città dello Stato del Vaticano e all’interno del Vicariato della Città del Vaticano. Sono praticamente pronte per la promulgazione che avverrà tramite una legge che si chiama Motu Proprio. Non è da confondere con il Motu Proprio “Come una Madre Amorevole”. Anche su questo, stiamo riflettendo di come può essere resa ancora più effettivamente “in prassi”, anche perché sono coinvolte varie unità all’interno della curia romana, cioè varie Congregazioni e rappresentanti dei vari mondi strutturali e giuridici: dai vescovi, alle Chiese Orientali, ai religiosi per non dimenticare il Dicastero dei laici. Probabilmente ciò prenderà ancora tempo per una revisione che abbia senso, che sia seria e che corrisponda alla esigenza di fare chiarezza sul procedere nel caso in cui un vescovo agisca in modo negligente o un superiore religioso non faccia ciò che il diritto canonico esige.

 

Lei è un frequentatore di twitter. Avrà quindi sicuramente letto della delusione di Marie Collins. Così come di altri rappresentanti di associazioni di vittime, come Rete l’Abuso. L’ha sorpresa questa reazione e come risponde?

Io ho sentito anche altre persone che sono state vittime di abuso. Ci hanno scritto che non siamo persone che possono fare miracoli ma ci incoraggiano ad andare avanti, riconoscendo che in questi giorni sono successe cose che fino solo a uno o due anni fa non erano neanche pensabili. Parlare di questa tematica, riunire tutti presidenti di tutti gli episcopati del mondo, mettersi in ascolto delle vittime, dare la parola alle donne. Per potersi esprimere in questi termini e con questa franchezza ci vuole molta libertà da parte delle persone che hanno preso la parola ma anche molta volontà di ascoltare e questa c’è stata al cento per cento.

Un bilancio finale?

Tutto sommato sono contento: l’incontro ha realizzato tutto ciò poteva realizzare ma soprattutto abbiamo visto che molti sono tornati a casa cambiati. L’hanno detto e l’ho visto con i miei occhi e da quello che ho sentito soprattutto nei gruppi di lavoro, molti hanno detto di tornare a casa trasformati anche grazie alla testimonianza delle vittime e dal dialogo franco e molto sincero che c’è stato.

 

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