“In questo mondo l’armonia generata dalla redenzione è ancora e sempre minacciata dalla forza negativa del peccato e della morte”. È la tesi del Papa, che nel messaggio per la Quaresima.
Il titolo - “L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19) - fa notare che “quando non viviamo da figli di Dio, mettiamo spesso in atto comportamenti distruttivi verso il prossimo e le altre creature -ma anche verso noi stessi - ritenendo, più o meno consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento”. È così, spiega Francesco, che “l’intemperanza prende il sopravvento, conducendo a uno stile di vita che vìola i limiti che la nostra condizione umana e la natura ci chiedono di rispettare, seguendo quei desideri incontrollati che nel libro della Sapienza vengono attribuiti agli empi, ovvero a coloro che non hanno Dio come punto di riferimento delle loro azioni, né una speranza per il futuro”. “Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere sempre di più finisce per imporsi”, il monito del Papa: la causa di ogni male è il peccato, a causa del quale “si è venuto ad incrinare anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere”.
È quel peccato “che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto”, che ha trasformato un giardino in un deserto: “Quando viene abbandonata la legge di Dio, la legge dell’amore, finisce per affermarsi la legge del più forte sul più debole. Il peccato che abita nel cuore dell’uomo - e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio - porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere anche chi ne è dominato”.
“Il cammino verso la Pasqua ci chiama a restaurare il nostro volto e il nostro cuore di cristiani”, citando le tre tradizionali pratiche: “Digiunare”, per fuggire “dalla tentazione di ‘divorare’ tutto per saziare la nostra ingordigia”; pregare, “per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io”; fare elemosina, “per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene.
“Entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini”, è l’augurio del Papa per la Quaresima.