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Tra le varie novità contenute nella terza edizione tipica del Messale Romano, spicca un dettaglio nel periodo quaresimale di tutto riguardo. Si tratta dell’aggiunta nel formulario del venerdì che precede la Domenica delle Palme di una orazione colletta alternativa di chiaro sapore mariano.

La soluzione adoperata costituisce un ritocco piuttosto delicato, dal momento che il testo eucologico è stato introdotto nel formulario quaresimale già esistente, lasciando la possibilità di utilizzare ad libitum l’una o l’altra colletta. Tale inserimento rivela probabilmente la preoccupazione di far fronte alle istanze della pietà popolare che in questo giorno, in più parti del mondo, venera la Vergine Maria nel mistero del suo dolore davanti alle sofferenze del Figlio Salvatore.

Il testo della colletta recita così: “O Dio, che in questo tempo concedi alla tua Chiesa di imitare la beata vergine Maria nella contemplazione della passione di Cristo, donaci, per sua intercessione, di conformarci sempre più al tuo Figlio unigenito e di giungere alla pienezza della sua grazia”. È un testo probabilmente di nuova composizione che mentre richiama il concetto della esemplarità e dell’imitazione di Maria nella contemplazione della passione del suo Figlio, sviluppa nella petizione il tema dell’adesione e conformazione piena a Cristo.

La presenza di un elemento mariano nel venerdì precedente la Domenica delle Palme non è del tutto estranea alla tradizione liturgica romana, considerato il fatto che a partire dal XVIII secolo il Papa Benedetto XIII, domenicano, estese la festa in onore di Maria Addolorata a tutta la Chiesa latina, fissandola, secondo l’uso dei domenicani, al venerdì dopo la Domenica di Passione, adottando però il formulario eucologico della messa approvato per l’Ordine dei Servi di Maria nel 1668, anno in cui la Santa Sede autorizzava l’Ordine a celebrare solennemente la festa dei Sette dolori la terza domenica di settembre, trasferita, poi, con la riforma liturgica di Pio X del 1913, per salvaguardare e mettere nello stesso tempo in risalto il valore della domenica, al 15 settembre.

Ma se la data viene fissata per tutta la Chiesa romana solo il 22 aprile 1727, diverse famiglie religiose celebravano tale festa già molto tempo prima e in giorni diversi, cogliendo nella celebrazione commemorativa la realtà e il senso della partecipazione di Maria alla sorte dolorosa del Figlio nel momento culminante della morte in croce e nel contesto naturale ed efficace del periodo quaresimale-pasquale.

Con la riforma rubricale del 1960, la festa del venerdì di Passione fu ridotta a semplice commemorazione a motivo della presenza di due feste identiche tanto nel titolo quanto nei testi. Il nuovo Calendario del 1969 ha soppresso la commemorazione mariana del tempo di Passione, riducendo il grado della celebrazione del 15 settembre a semplice memoria e mutando il titolo della festa dei Sette dolori in Beatae Mariae Virginis Perdolentis.

Tuttavia, rimane ancora ufficialmente viva la presenza di testi eucologici che commemorano Maria presso la croce del Figlio in alcune famiglie religiose e in alcuni Paesi dell’America latina, laddove le manifestazioni della pietà popolare e la devozione verso la Vergine Addolorata continuano ad essere ancora oggi segno della fede e del patrimonio culturale e cultuale di quei popoli.

La scelta operata dalla terza edizione tipica è stata probabilmente dettata da una parte dal rispetto delle acquisizioni teologiche e liturgiche conciliari, evitando di comporre un formulario mariano completo con la conseguente sostituzione di quello quaresimale già esistente, e dall’altra in considerazione di tutto un movimento devozionale che si è evoluto lungo i secoli e che continua ancora oggi a esprimere, attraverso le diverse manifestazioni della pietà popolare, la sua partecipazione al mistero della Passione del Figlio di Dio, con lo sguardo rivolto a Maria della quale se ne imita l’eloquente esempio della cum-passio.

 

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