L’Amoris laetitia dedica un capitolo intero a “L’amore che diventa fecondo”. L’Esortazione Apostolica non parte dalla famiglia ‘mononucleare’, proprio perché sa vedere la famiglia come una rete di relazioni ampie (cfr. Amoris laetitia, 186). E all’interno di questa dimensione sociale il Papa sottolinea in particolare sia il ruolo specifico del rapporto tra giovani e anziani, sia la relazione tra fratelli e sorelle come tirocinio di crescita nella relazione con gli altri.
L’Amoris laetitia parla il linguaggio dell’esperienza. Chiaramente ispirata a situazioni concrete, intende ribadire con forza non l’ideale della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. Viene chiarita l’importanza di una fecondità “allargata” che, se non è possibile con figli propri, si apra all’adozione (Amoris laetitia, 5, 178,179,180), sempre nella trama del progetto di coppia.
Per questo, l’amore coniugale non si esaurisce all’interno della coppia. L’Amoris laetitia apre a una comprensione della fecondità nuziale più ampia rispetto alla sola fertilità. La prima forma di fecondità nuziale è data dal generare la presenza di Dio nel partner e quindi nella relazione di coppia. È questa la vera fecondità della coppia, oltre la sola fertilità! Generare il coniuge come persona amata, poi, è un generarsi a vicenda; un generarsi come persone che si sentono reciprocamente amate e apprezzate. La prima grande fecondità non è data dalla nascita dei figli, ma dalla nascita di quel ‘noi’ in cui ognuno è unico per l’altro.