0
0
0
s2sdefault

 L’esperienza della preghiera avvicina all’esperienza dell’incontro profondo con l’altro: si tratta di un incontro con l’altro che si fa ascolto e desiderio di conoscere la persona, con le sue specificità, personalità e volontà. Imparare ad ascoltare è componente essenziale della preghiera.

Per Kierkegaard “la vera situazione della preghiera non è quando Dio sta ad ascoltare ciò che noi gli domandiamo, ma quando l’orante persevera a pregare fino a che sia egli colui che ascolta, che ascolta ciò che Dio vuole… Il vero orante sta puramente in ascolto”.

 Un ascolto che non è semplice passività, ma abbandono fiducioso all’opera di Dio, che si serve di noi per realizzare la sua dimensione di pienezza nella comunione. In questo senso è una conversione “passivamente attiva perché “è una grazia che si riversa su di noi, una luce imprevista e imprevedibile dalla quale ci si lascia penetrare fino alla divisione dell’anima e dello spirito”. È una rivoluzione copernicana perché al centro non c’è più l’io – collettivo o individuale – ma Dio e gli altri, come afferma Robert Cheaib.

 E il luogo privilegiato di trasmissione della preghiera si può considerare, senz’altro, la famiglia, soprattutto la famiglia cristiana. È qui che si concretizza pienamente la condizione di comunione. E proprio nella comunione con l’altro la preghiera trova la sua direzione e la sua sede naturale!

 

 

 

 

Forum Famiglie Puglia