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Con il nasino e le manine incollate sulla vetrina del negozio di giocattoli, rifiuta di muoversi e aspetta che il nostro “no” diventi un “sì”. Ecco che la scena si ripete miliardi di volte in tutto il mondo.

Quando un bambino vuole un gioco farà di tutto per averlo. Con tutte le risorse di cui dispone farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Partirà dalle lacrime, si avvarrà di ricatti, di adulazioni del tipo “Sei la mamma più brava del mondo!”, fino ad arrivare alle classiche litanie estenuanti come “Me lo compri, me lo compri, me lo compri…”.

Questi sono piccoli trucchi che il più delle volte funzionano, spesso perché i genitori, stremati, alla fine cedono pur di tenerli “buoni”. Ma il gioco si ripete… Con l'incombere dell'atmosfera natalizia il problema diventa più difficile da gestire: ogni giorno è un’occasione per notare un nuovo giocattolo. La lista dei regali di Natale è lunga e la compilazione è avvenuta durante tutto l'anno e chi non sa ancora scrivere la ricorda perfettamente a memoria.

Come porre un freno?

Il modus operandi, nella pratica, non è affatto semplice perché istintivamente molti genitori credono che cedere alle richieste sia l’unico modo per evitare crisi di rabbia e di disperazione, soprattutto in luoghi dove tali scenate potrebbero divenire fonte di imbarazzo. Sono pochi i genitori che riescono a resistere alle pressioni e ai capricci di un bambino, perché si diviene stanchi, irritati e pieni di risentimento.

In realtà, cedere alle urla e ai pianti, con l’obiettivo di porre un freno a questo atteggiamento, non farà altro che rinforzarlo e premiarlo, insegnando al bambino che disperarsi è una buona strategia per ottenere ciò che vuole.

Si presume che sia assolutamente normale che i bambini tentino con ogni mezzo di indurre i genitori a cedere. Pertanto, sarà necessario, al fine di ricondurre i propri figli alla ragione, stabilire con loro un rapporto di fiducia e rispetto.

Come rompere il circolo vizioso?

Come sostiene il pediatra R. Albani, il primo passo è insegnare, preferibilmente in ambiente tranquillo, la regola che “non può ottenere tutto” e prepararlo all’idea che scenate di disperazione non porteranno ad alcun risultato. Perciò, non cedere, vorrà dire mantenere la propria posizione sulle scelte prese.

Il secondo passo è mostrare comprensione: in fondo il bambino ha solo bisogno di sentirsi capito. Di conseguenza, riconoscendo il suo desiderio e motivando il nostro rifiuto, il bambino accetterà più facilmente il nostro “no”.

Terzo passo, non discutere a lungo con il bambino, perché lui potrà trovare infinite ragioni altrettanto valide a suo favore.

Infine, Albani chiarisce la possibilità di una ricaduta prima di arrivare a ciò che in psicologia si definisce estinzione del comportamento. In alcuni casi, infatti  il bambino maturerà dei sentimenti di delusione che lo porteranno ad inscenare un'ultima furiosa battaglia per far valere, una volta per tutte, la propria richiesta. In questa fase il genitore si dovrà  mostrare più fermo del solito nella sua decisione e presto il bambino imparerà ad accettare anche qualche rifiuto.

Per informazioni e approfondimenti è possibile contattare il Consultorio Diocesano “La Famiglia”, sito in Lecce alla via Libertini n. 40 – tel. 0832.240704 dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12.

*Psicologa-Psicoterapeuta (in formazione) cognitivo-comportamentale, operatrice del Consultorio familiare diocesano ‘La Famiglia'

 

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