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L’arte in Germania parla anche leccese: una pregevole opera del talentuoso maestro Marco Epicochi, che interpreta la figura di San Filippo Neri, andrà a Berlino nella cattedrale.

 

 

L’alto rilievo in cartapesta è stato commissionato da un sacerdote dell’Institut “St. Philipp Neri” della capitale tedesca che, trovandosi a Lecce, ammirato dal mio 'Sant’Oronzo in gloria' nell’atto di cacciare la peste, esposto presso l’Hotel Risorgimento è venuto a trovarmi, dandomi indicazioni di massima, ma lasciando libera creatività alla mia arte”. Così racconta l’artista leccese attivo da quasi trent’anni e che da venti ha il suo laboratorio nella splendida Piazza Duomo - tra le più belle del mondo”.

Marco Epicochi non è nuovo alla dimensione internazionale. I suoi capolavori sono esposti in tutto il mondo. Per citarne alcuni, si trova a Betlemme una splendida statua di Santa Caterina d’Alessandria, donata dall’omonima chiesa di Galatina che nella mano destra reca una Bibbia su cui poggiano simbolicamente le facciate delle due Chiese di Galatina e Betlemme. Nel domicilio privato di Papa Francesco è esposta una statua di “Maria che scioglie i nodi” donata al Pontefice lo scorso anno.

Il San Filippo Neri destinato a Berlino è un quadro di 70 X 110 che nella cornice riproduce un bassorilievo con la figura del “santo della gioia”, in adorazione della Vergine, trionfante su una nuvola, circondata da voli di angeli. Un’opera pregevole, per forma e cromatismo, in cui un’ispirazione moderna si unisce al fascino di atmosfere e tecniche antiche che denotano lo studio e l’assimilazione della lezione dei grandi, fonte di esempio per un’arte che si connota di un suo originale sigillo e viene da lontano.

Da piccolo seguivo il lavoro di mio nonno che preparava durante tutto l’anno i pupi per la tradizionale 'Fiera di Pupi' di Santa Lucia e mi sono appassionato - racconta - ed ho perciò frequentato varie botteghe di grandi maestri per imparare il mestiere e al tempo stesso mi sono diplomato al liceo artistico seguendo il corso di scultura in pietra leccesi perché all’epoca non c’era quello di cartapesta, arte che si impara comunque sul campo o che si tramanda.”

Complessa la procedura di realizzazione, che nel caso specifico è durata circa settanta giorni, compresi i tempi di asciugatura. Richiede abilità, sapiente manualità artigiana e tanta pazienza: “vi son elementi in terracotta - descrive il maestro - come i puttini alati, le teste, le mani e i piedi, dovendo andare nel dettaglio si lavora con la terracotta; viene poi preparato il bustino, l’anima anatomica di paglia e fil di ferro; le vesti sono in cartapesta, attraverso una lavorazione a fuoco con ferri arroventati”, segue la gessatura, “procedura con un gesso speciale stemperato con colla di coniglio, che richiede una particolare attenzione”, ad ultimi, i delicati processi della carteggiatura che “consente di dare un effetto marmoreo, liscio, omogeneo ”, la coloratura e la decorazione.

Mentre esprime il meritato orgoglio per la sua “creatura” e la sua arte il maestro Epicochi condivide l’auspicio che l’attuale situazione passi presto. L’artista ricorda lo scorso anno la piazza Duomo gremita di turisti che apprezzavano la sua arte. “Io lavoro all’esterno ed ero circondato da una numerosa cerchia di persone attente, alcune che mi fotografavano, quasi fossi parte del contesto barocco. C’è stato chi mi ha chiesto lezioni private per mettere letteralmente mano nell’arte. Oggi questa desertificazione fa venire il magone; molti artigiani rischiano di chiudere. Quest’anno orma sarà di transizione, sperando nel prossimo” .

 

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