0
0
0
s2sdefault

“Per il suo contributo a un uso sociale delle nuove tecnologie”. È questa la motivazione per la quale Giandonato Salvia, giovane economista pugliese, ha ricevuto lo scorso 29 novembre l’onorificenza al merito della Repubblica direttamente dalle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

 

 

 

Cosa ha compiuto di tanto grande questo giovane trentaduenne laureato in Economia da esser nominato niente poco di meno che Cavaliere della Repubblica italiana?

Tante sono le occasioni in cui, attraversando le vie delle proprie città, ci si imbatte in uomini e donne seduti sul ciglio della strada che, con una mano tesa e con gli occhi gonfi di disperazione, chiedono l’elemosina.

Purtroppo, però, a volte essi stessi diventano vittime del cosiddetto racket dell’elemosina. Ecco perché Giandonato ha pronunciato il suo sì convinto alla solidaristica lotta per donare sollievo a una vita, per molti, fatta di stenti, privazioni ed esclusione. Un’esistenza, molto spesso, traviata e depauperata della dignità umana. Una storia spesso piombata nel cuore del buio dell’assurdo non per propria volontà ma per tante vicissitudini che hanno oppresso e opprimono tanti ancora oggi.

Il suo diniego e il suo opporsi a tanto elevato disagio sociale si è concretizzato nell’ideazione dell’app “Tucum”, nome attribuito al legno della pianta di cocco brasiliana da cui è ricavato anche un anello, segno di condivisione e solidarietà coi più poveri.

L’applicazione è figlia di un progetto che si ispira alla pratica partenopea del “caffè sospeso: il cliente, infatti, oltre al suo caffè, ne paga un altro pur non consumandolo effettivamente, destinandolo a un avventore del bar meno abbiente che, entrando in quel bar, potrà ordinare e consumare il caffè già pagato dal donatore.

Attraverso quest’app, i beneficiari del progetto, coinvolti responsabilmente in esso con la richiesta di versamento mensile di 2 € per i costi di sussistenza della tessera, ricevono una card sulla quale vengono caricati dei crediti da utilizzare in esercizi commerciali convenzionati per acquistare prodotti di cui necessitano. Gli utenti possessori della card, allora, eviteranno di chiedere l’elemosina, riacquisendo dignità umana e riconsiderando il dono della propria vita, ritenendola finalmente degna di essere vissuta.

Garanti del progetto e assicuranti la chiara gestione dei fondi ricevuti sono Caritas Italiana e le Caritas diocesane, UBI Banca. Il progetto è sostenuto soprattutto dalle donazioni di tante persone che versano quanto ritengono opportuno proprio grazie all’app “Tucum” che occorre scaricare da Play Store o Apple Store sul proprio smartphone.

L’intero progetto sociale è stato denominato “Acuti pro pauperibus” (GUARDA) cioè “Ingegnosi a favore dei poveri” ed è ispirato, ed a lui affidato, a Carlo Acutis, giovane beato morto di leucemia nel 2006 le cui spoglie mortali riposano nel Santuario della Spogliazione in Assisi. Egli è esempio per chi, come Giandonato, fa dell’amore e del servizio ai poveri la stella polare della propria esistenza e la via per la propria santificazione.

La rivoluzionaria e coraggiosa impresa di Giandonato è servita davvero a sovvertire logiche asfittiche e desuete, mettendo a tacere la convinzione secondo cui occorre nascondere la fragilità, mettervi un velo per oscurarne il volto in quanto causa di vergogna per la società.

Lo sa bene Elio, clochard da una vita e incontrato da Giandonato per le strade di Venezia: ex ristoratore salentino, caduto in miseria per essere stato truffato dal cugino, divorziato, e rabbioso nei confronti della Caritas a causa di alcune ingiustizie ricevute, che dopo un’iniziale resistenza accoglie il farsi prossimo di Giandonato e di “Tucum” aprendogli il cuore e dicendo: “Tu non sei come gli altri. Si vede che sei diverso”.

L’incontro con i tanti Elio per le strade delle nostre città fa venire in mente le parole di Martin Buber in “Cammino dell’uomo” dove afferma: “Quand'anche la nostra potenza si estendesse fino alle estremità della terra, la nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quanto ci vive accanto. […] È sotto la stufa di casa nostra che è sepolto il nostro tesoro”.

Sì, l’esperienza di Giandonato insegna che gli occhi dei poveri trasfondono bellezza e lucente ricchezza; quella che il mondo non conosce e osteggia.

Grazie al progetto di Giandonato e dei suoi collaboratori, si può comprendere che quando la vita è carezzata dall’amore, come quella di Elio, ogni vita diventa vocazione, ogni cuore ricomincia a battere, e gli occhi di ognuno diventano gli occhi di un fratello da amare e servire perché è in essi “che si nasconde il nostro tesoro”.

Don Tonino Bello affermava: “Fate spuntare gemme di decisioni forti, e sui rami della vostra vita matureranno i frutti della speranza”. È bello pensare che Sergio Mattarella abbia intravisto nel volto di Giandonato e di “Tucum” la realizzazione di questo invito da parte di don Tonino.

Quel che è comunque certo è che ora grazie a Giandonato anche i poveri sono entrati al Quirinale.

 

Forum Famiglie Puglia