Michele Paone (1938-2001) era un personaggio atipico, singolare in qualche sua manifestazione, ma senza alcun dubbio intelligente ed a suo modo generoso.
Egli ha avuto una vita non facile, irta di difficoltà, contornata da pensieri ipocriti, che lo rattristavano spesso e lo costringevano a chiudersi nel suo io, in un religioso studio, in una isolata esistenza poco compresa e capita.
La sua giornata si distribuiva tra l’attento, puntuale lavoro del magistrato e l’acuta, intima, penetrante ricerca dello studioso.
Poche persone lo hanno voluto conoscere, pochissimi gli sono stati vicino, specie negli ultimi anni di vita; molti, invece, lo hanno apprezzato solo alla fine del suo passaggio terreno.
I suoi scritti, preparati con grande rigore filologico e maniacale cura del dettaglio, sono diventati dei classici che hanno consentito a Lecce di farsi conoscere anche fuori dal Salento.
Vittorio Sgarbi, ha parlato di “monumento ai monumenti” e negli stessi termini ne ha scritto su un inserto che venne distribuito poi dal Corriere della Sera.
Paone è stato un letterato sì, ma soprattutto uno storico di indubbia valenza poiché con le sue intuizioni ha creato delle basi imprescindibili per chi ha poi studiato la stessa materia.
Chiunque oggi voglia accingersi alla storia dell’arte leccese, deve necessariamente fare i conti con la sua mole di scritti, con il suo ingegno, con la sua sconfinata cultura e la capacità ineguagliabile di ricercare, descrivere ed interpretare.
Lì vi è il risultato di un’intensa esistenza dedicata alla ricerca ed alla ricostruzione della nostra memoria storica collettiva, una ricerca preziosa che proseguirà a contribuire alla salvaguardia dell’identità culturale del Salento anche oltre i confini pugliesi.
Ps
A mio zio Michele Paone, con inalterata riconoscenza e gratitudine.