La consuetudine di allestire il presepe nel Salento ha radici secolari. Ogni anno si ripete con immutata devozione la scenografia che consente di raffigurare la Natività all’interno di un’ambientazione tipicamente rurale.
Secondo la tradizione orale, ammantata di leggendarietà, sarebbe proprio il territorio salentino a pregiarsi del primato di avere ospitato il primo presepe artistico del mondo. Pare che San Francesco, nel 1222, di ritorno da un viaggio in Oriente, abbia sostato durante il periodo natalizio proprio a Lecce dove avrebbe realizzato un presepe introducendovi statue in terracotta. Così facendo, quindi, anticipò la sua grande ‘invenzione’ ossia la prima rappresentazione vivente del Bambino nato a Betlemme, in una grotta vicino a Greccio, presso Rieti, nel 1223. Quest’anno ricorre l’ottocentenario.
L’appena ricordato avvenimento accaduto a Lecce è tramandato dal cronista locale Francesco Antonio Piccinni (1699-1786) nonché da una lapide che tuttora è visibile nella chiesa di San Francesco della Scarpa benché su questa è riportata la data del 1219.
Da quel lontanissimo presepe vivente molti se ne sono diffusi in altrettanti centri d’Italia, tra cui il Salento, e non vi sono dubbi nell’affibbiare all’Ordine Francescano il diffondersi dell’allestimento presepiale che raggiunse una popolarità nel ‘400 e sostanziali mutamenti nel corso del ‘500 quando la scena si popolò di pecore, capre e altri animali domestici, comparvero il bue e l’asinello nella grotta e, in lontananza i Magi. Nello spazio del presepe si collocarono i personaggi colti a svolgere il proprio quotidiano lavoro accanto alle botteghe o nei mercati, con gli oggetti del mestiere, così da animare un ambiente popolare.
Per un itinerario iconografico della rappresentazione del presepe nel Salento, bisogna partire dall’archivolto che sovrasta il portale dell’abbazia di Santa Maria di Cerrate (fine XI - inizi XII secolo), in agro di Squinzano. Due dei sei conci raffigurano la Natività e i Magi. Dalla posizione della Madonna, qualche storico ha scorto una replica del modello siriano di Natività che la raffigura giacente. Invece, nel presepe lapideo ad altorilievo situato nell’altare della Sacra Famiglia (chiesa matrice) di Torre Paduli (Ruffano) e nella collegiata di Copertino, la figura è posta in ginocchio.
Tra i presepi in pietra policroma si segnalano: quello collocato nella chiesa di San Francesco d’Assisi (Gallipoli), assegnato a Stefano da Putignano o ad un suo seguace; l’altro nella sontuosa chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, attribuito allo scultore Nuzzo Barba, sullo scorcio del XV secolo.
Di pregevole fattura è quello situato nel secondo altare della navata sinistra del duomo di Lecce, probabilmente dello scultore-architetto Gabriele Riccardi (uno degli artefici della basilica di Santa Croce), anteriore al 1555: il gruppo della Natività è posto sulla mensa, sotto un tabernacolo d’ispirazione berniniana; sulla sommità sono collocate le figure presepiali tradizionali e, sullo sfondo, un’immaginaria Lecce cinta da mura.
Un altare del presepe è situato nella basilica di San Giovanni d’Aymo, comunemente del Rosario, caratterizzato da una grande tela che, insieme all’apparato decorativo, valorizza la portata storica dell’avvento di Cristo. Nel tripudio lapideo della cappella dedicata a San Carlo Borromeo, nella chiesa di Santa Irene o dei Teatini si ammira un Bambinello che dorme su di un cuscino, dietro un velario scostato e sorretto ai lembi da due puttini che invitano a non disturbare, nel gesto universale di silenzio.
E, in rapida sintesi, si annoverano: il paliotto dell’altare del Nome di Gesù nella chiesa di San Domenico a Tricase che raffigura l’adorazione dei pastori (XVIII sec.); il presepe della chiesa del Crocifisso a Parabita, ambientato in un paesaggio dai forti richiami napoletani.
Tratto da R. Barletta, Il presepe popolare salentino. Credenze riti e tradizioni, Lecce 2007