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Tra i santi originari dell’Irlanda come San Frediano (festeggiato il 18 novembre a Lucca), Sant’Orso (festeggiato l’1 febbraio ad Aosta), Sant’Emiliano (festeggiato il 12 novembre a Faenza), si annovera San Cataldo il cui culto è diffuso in Sicilia ed in Puglia.

Secondo la leggenda, ritornando da un pellegrinaggio in Terra Santa, approdò nella rada poco distante da Lecce, l’attuale marina di San Cataldo, e proseguì per Taranto dove fu eletto vescovo e vi morì nel 685.

La devozione dei tarantini gli ha sempre attribuito poteri taumaturgici dinanzi alle calamità naturali e alle violenze dei predatori che, nel corso del tempo, hanno angustiato la città e che la stessa ha voluto ricordare nel sontuoso “Cappellone” del Duomo.

Tuttavia la fervida devozione dei tarantini talvolta è stata ridimensionata quando si vedeva che un forestiero che con intraprendenza, costanza e sacrificio era riuscito ad affermarsi e ciò si giustificava per lo spiccato senso di ospitalità manifestato da san Cataldo che, così, dimostrava di amare, di favorire e di prediligere i forestieri.

Questo ormai superato luogo comune è contenuto nel modo di dire: “San Catàvete, ete amante de le furastiere”, san Cataldo è amante dei forestieri, ed in questa giaculatoria:

San Catèvete prutettore,                    San Cataldo protettore,

Tu ci guide cu tand’amore.               Tu ci guidi con tanto amore.

‘U tarandone t’è ssingère,                 Il tarantino ti è sincero,

Ma tu pinze a le furastière.                Ma tu pensi ai forestieri.

San Catàvete mie benigne,                 San Cataldo mio benigno,

de priàrte no sso ddigne;                    di pregarti non sono degno;

cum’a nostre Protettore                     come nostro Protettore

preje Tu nostro Signore:                     prega Tu nostro Signore:

Liberane, San Catàvete,                     Liberaci, San Cataldo,

da fraggèlle e da tramòte,                  da flagelli e terremoti,

da fulmen’e ttembèste                        da fulmini e tempeste

da uèrre e peste.                                 da guerre e peste. 

(Peluso)       

Quest’altra espressione: san Catautu nde ole unu ogne annu, san Cataldo ne vuole uno ogni anno, si riferisce ad alla triste constatazione che ogni anno, in questo giorno, qualcuno muore annegato.

Per approfondire

Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce 2013

 

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