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(CONTINUA - LEGGI QUI LA PRIMA PARTE) Decapitati gli 800 e massacrata la popolazione della piccola città portuale di Otranto, una sorta di maledizione istantanea colpì le truppe ottomane del generale Gedik Akmet Pascia', uomo di fiducia del sultano Maometto II, il conquistatore.

Gli invasori non riuscirono a penetrare all'interno del territorio salentino, e a parte qualche scorribanda fugace nei paesini dell'hinterland, essi non riuscirono a trarre alcun vantaggio dalla presa di Otranto.

L'arcivescovo Pendinelli li aveva ammoniti: "abbandonate il vostro proposito, rinunciate alla vostra sete di conquista o il castigo di Dio sarà per voi peggio di ciò che toccò a Sodoma e Gomorra". Gli tagliarono la testa. Fu un pessimo affare per i soldati ottomani.

Non c'era da mangiare, praticamente nulla, e ben presto le guarnigioni di Akmet Pascia' cominciarono a fiaccarsi nel corpo e nello spirito. Deboli e malandati, in tanti finirono per ammalarsi e morirono di stenti. Il generale turco inviò due galere in Albania per chiedere rifornimento in patria, non arrivò mai nulla.

Una tempesta di tramontana provocò la distruzione di quasi tutta la flotta aqquartierata nella baia degli Alimini, ancora oggi detta "dei turchi". Ma le notizie che arrivavano dalla Turchia erano scoraggianti per gli impavidi portatori di scimitarra: il sultano, il potente Maometto II, che sognava di conquistare un impero più grande di quello di Roma, si era ammalato improvvisamente. Sarebbe morto qualche mese dopo, ma non prima di aver saputo che una immensa coalizione era pronta a scendere giù verso il canale d'Otranto per riprendere tutto ciò che i turchi avevano preso, restituendo colpo su colpo con gli interessi.

A Roma Papa Sisto dispose che tutto ciò che gli Spagnoli avessero chiesto gli sarebbe stato dato, Alfonso d'Aragona da Napoli non avrebbe lasciato a Maometto II di vedere avverarsi il suo sogno. Il Duca chiese ai governi europei di mettere a fattor comune ogni nave disponibile, in tutti i porti dell'impero e di tutti i regni. Pagò cifre enormi.

L'embargo, durato 7 settimane, provocò l'annientamento dell'esercito ottomano, i corpi dei soldati ridotti a scheletri umani venivano divorati per strada dai cani, e mentre Maometto Il moriva si avverava la profezia dell'arcivescovo di Otranto prima di essere decapitato...

700 navi raggiunsero capo d'Otranto, i soldati scendevano a terra senza difesa, entrati in città, dopo aver lanciato da mare 27 tonnellate di palle da catapulta (le cosiddette bombarde), passarono a fil di spada i malconci predatori, che un anno prima sembravano dei giganti.

A Rocca a nord di Otranto e a Castrum a sud, le flotte europee avevano imposto una tenaglia di fuoco per chiunque tentasse di allontanarsi. Alcuni lo fecero, e furono accolti, con cristiana pietà, da uomini, da fratelli, nascosti al castigo e perdonati.

I signori della guerra nel 1481 furono portati a centinaia nei boschi costieri a nord di Otranto e seppelliti nelle pinete marittime.

Il generale Akmet Pascia' temendo per la propria sorte ripiego' in Albania. Messo piede in patria venne imprigionato. Il nuovo sultano non si fidava di lui e non voleva reduci portatori di sventura, così dopo mesi di agonia lo fece uccidere crudelmente, per poi comunicare al Duca Alfonso d'Aragona che il colpevole del massacro degli 800 otrantini era stato giustiziato.

Alfonso disse "sono forti questi pirati, rubano e uccidono in nome di un Dio che non li conosce e non li ama, e quindi li abbandona, faremo in modo che non mettano mai più piede sulla nostra terra benedetta".

Nel 1481, un anno dopo la conquista di Otranto, della potenza dell'esercito islamico non rimaneva che cenere e disonore, il sangue dei martiri aveva avuto per loro un prezzo troppo alto.

Non avrebbero mai più preso terra in Salento. A Santa Maria di Leuca, nel piazzale del santuario De Finibus Terrae tutti possono leggere 'perché'. (Fine)

 

 

 

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