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È una ricorrenza principalmente liturgica che, insieme con quella della Beata Vergine Addolorata, si potrebbe collegare all’equinozio d’autunno (22 settembre), caratterizzato da un periodo in cui si possono verificare temporali di una certa violenza.

Un’eco dell’Esaltazione della croce si può trovare in alcune locuzioni popolari come: fasciti cruce, letteralmente fate croce, ossia considerate concluso un rapporto, un compito, una prestazione svoltasi gratuitamente; te cra’ nnanti fasciti cruce o fonde cruce, da domani fate croce o fonde la croce, ossia non contate più su di me.

Altri modi di dire: Nu me mentiti ‘n cruce, non mi mettete in croce; m’ha misu an cruce comu nnu Cristu, mi ha messo in croce come un Cristo cioè ha insistito tanto.

Quando le giornate si allungano e i contadini si attardano nei campi, ritorna l’uso della merenda che si toglie quando le giornate si accorciano, come si ritrova nei proverbi panitaliani: Santa Croce (14 settembre) e San Michele (29 settembre) levano le merende, mentre Santa Croce (3 maggio) e San Michele (8 maggio) riportano il merendaggio.

La perdita della merenda non è poi così grave perché di San Michele tale perdita è sostituita da una lauta cena che, nei paesi settentrionali, è costituita da baccalà, polenta e vino nuovo.

Per approfondimenti: R. Barletta, Ci tene arte tene parte, Grifo, Lecce, 2011.

 

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