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Come avvenne lo sposalizio di Maria e Giuseppe? Gli scritti canonici non riferiscono nulla in merito.

Tuttavia, opere come il Protovangelo di Giacomo (II sec.) o il Libro della Natività di Maria (IX sec.), appartenenti al corpus degli apocrifi neotestamentari, affrescano l’evento con una meravigliosa ricchezza di particolari. Stando dunque a tali pagine, Maria venne condotta al tempio dai suoi santi genitori quando era ancora una bambina. Qui sarebbe stata iniziata ai misteri divini dai sacerdoti d’Israele, trascorrendo le sue giornate in preghiera, meditando le Scritture e tessendo i paramenti liturgici per le cerimonie cultuali. Giunta alla primissima adolescenza, si decise per un suo affidamento-matrimonio con un uomo giusto, prescelto da Dio. Un proclama del sommo sacerdote avrebbe dunque convocato tutti i celibi ed i vedovi della nazione (o del casato davidico?) a Gerusalemme. I loro bastoni sarebbero allora stati predisposti all’interno del santuario. Dopo un’intensa orazione, il sommo sacerdote notò una miracolosa fioritura di gigli spuntare da una di quelle aste. Era il bastone dell’ultimo dei pretendenti, Giuseppe. Al momento dell’annuncio solenne anche una colomba si sarebbe posata sul falegname, confermando quindi la predilezione del cielo. Così, Maria e Giuseppe vissero dapprima il consueto fidanzamento e poi le successive nozze.

In che modo è possibile valutare questo racconto? In primo luogo, è innegabile l’ampia eco che esso ha avuto nell’arte sacra. La classica iconografia che vede il santo recare in mano un giglio (sostituito nei paesi di cultura ispanica dal profumatissimo fiore di nardo) affonda le sue radici proprio in tale narrazione. La simbologia presente nel testo rimanda poi chiaramente a celebri episodi biblici. Il libro dei Numeri ricorda infatti i prodigiosi germogli schiusisi dal bastone di Aronne, segno del diritto esclusivo al sacerdozio della tribù di Levi, mentre l’elemento della colomba rievoca la scena del battesimo di Cristo al Giordano. Maggiori difficoltà sorgono invece sull’educazione di Maria presso il tempio. Si tratta di un’usanza che non sembra trovare conferme in altre fonti storiche e perciò, agli occhi di molti studiosi, appare oggi inverosimile. Ciononostante, la presenza a Gerusalemme di una sorta di collegio femminile, ristretto ed elitario, dedicato alle vergini di stirpe davidica può essere cosa plausibile. In ogni caso, voci autorevoli della letteratura cristiana orientale come Massimo il Confessore, Tarasio di Costantinopoli, Pietro di Argo, Germano e Giorgio l’Innografo accolgono tranquillamente questa tradizione. Il calendario cattolico fissa comunque la memoria dell’ingresso di Maria fanciulla nel tempio per il 21 novembre mentre le Chiese Ortodosse inseriscono questa commemorazione fra le dodici festività maggiori dell’anno.             

        

 

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