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La recente discussione in Parlamento dell’autonomia regionale differenziata, prevista dall’art. 116 della Costituzione Italiana, induce a riflettere sul concetto di unità nazionale e sul suo sviluppo storico.

 

 

 

In particolare, bisogna ricordare che l’art. 114 del Titolo V° pone sullo stesso piano, come entità costitutive della Repubblica, i comuni, le provincie, le città metropolitane, le regioni e lo Stato. Alle regioni, in particolare, è riconosciuta ampia autonomia statutaria, legislativa, organizzativa e finanziaria.

La spinta principale deriva dalla richiesta che le rendite finanziarie di ciascuna regione restino alla stessa regione che le produce, creando delle sensibili differenze, in particolare, tra regioni del Nord e regioni del Sud.

Di fatto, se guardiamo ai servizi erogati ai cittadini dalle singole regioni, notiamo già ora delle evidentissime differenze.

Si pensi, per tutte alla sanità: come ha drammaticamente evidenziato la recente epidemia di Covid19 i servizi sanitari vengono erogati con differenze notevolissime tra le varie regioni.

L’incessante “pellegrinaggio” dei pazienti dell’Italia meridionale e insulare che continuano, numerosissimi, a ricorrere ai servizi sanitari delle strutture del Nord Italia ne sono la più evidente dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno.

Ma già nell’Ottocento, quando l’Italia era divisa in tanti stati, Alessandro Manzoni, convinto che la rivoluzione piemontese dovesse estendersi alla Lombardia, cominciò a lavorare al suo romanzo “Fermo e Lucia” (1821), dimostrando come gli Italiani fossero ben lontani dalla sua immagine di una gente “una”.

Cuore dell’Italia unita, I Promessi Sposi diviene il testo di riferimento del Risorgimento, anticipandolo, per un verso, ma presentando il rinnovamento morale e culturale in atto, per l’altro.

Quella era la stagione dell’identità nazionale, tutt’altro che semplice da raggiungere in quel preciso momento, così come complessa e poliedrica è oggi.

I tempi moderni sono caratterizzati dal dominio della tecnologia e dalla diffusione dei saperi, ma sono tempi in cui si rimane vittime della paura. La società descritta da Manzoni, alimentata dal rischio e dall’incertezza, è di permanente attualità.

Nonostante il fatto che l’uso scolastico abbia dato del romanzo manzoniano un’immagine stereotipata, dovremmo riscoprirne il valore patrimoniale, presentandolo come un cantiere culturale per gli attori post-moderni.

Ciò potrebbe aiutarci anche a comprendere meglio la genesi del nostro stato nazionale e ad afferrare, con cognizione di causa e senza sterili polemiche politiche, il valore dell’unità, più o meno differenziata, e le forme che la contemporaneità richiede ed impone.

 

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