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Nell’ambito della vasta pubblicistica che, da ormai un anno, affronta la drammatica questione della Pandemia da Covid-19, esaminando le molteplici e complesse problematiche, spicca, per la sua originalità, un libretto intitolato “Il risveglio del male. Il Covid-19. Un vulcano planetario in eruzione. Che fare?”.

 

 

 

 

L’autore è Gino Dalle Fratte, per sei anni professore di Pedagogia generale e sociale all’Università di Lecce, ora del Salento.

Avendolo conosciuto personalmente, posso garantire che le sue riflessioni sulla filosofia e sulla politica dell’educazione sono sempre interessanti e penetranti, al punto da costringerti ad un’attenta disamina dei problemi.

Se c’è una definizione che comprende tutte le manifestazioni della pandemia, è quella di male e l’unica chiave interpretativa non resta che quella di Nuovo Umanesimo, che può scaturire da una riflessione sui valori veri, dai quali soli potrà discendere il bene.

Riporre al centro l’uomo, ci costringe a ragionare in termini di politica autentica, che non è la produttrice del bene comune, ma è definita da questo.

Per questi motivi, l’Autore ritiene che potremo riemergere dalla crisi in cui siamo sprofondati, solo se riusciremo a ri-orientarci ed a mettere in ordine le linee istituzionali: sanitaria, economica, giuridica, etica, sociale, scolastica.

In questa precisa situazione storica, va comunque garantita ai cittadini l’esistenza di uno Stato di diritto e di certezze, che consenta loro di capire le ragioni delle politiche intraprese.

Diversamente, la politica si troverebbe declassata dal suo ruolo di governo a quello subalterno di agente di settore dei fattori emergenziali, per esempio, piuttosto che comprenderli e gestirli nella direzione del bene della comunità.

Il rischio è, diversamente, che la politica si trasformi essa stessa nella “prima emergenza”.

Dovremmo, invece, puntare ad una politica che rappresenti la sintesi di tre beni: personale, comune, pubblico.

Questa è la vera sfida della politica, che Papa Paolo VI definì la “più alta forma di carità”.

E questa è la politica che la vulcanica irruzione della pandemia e le conseguenti paure apocalittiche reclamano.

Se è vero che “il male non si media e il bene si compone”, è assolutamente necessario e urgente il riposizionamento della politica, nel panorama nazionale e internazionale.

Allo stesso tempo, sarà indifferibile un ripensamento del concetto di democrazia e delle sue modalità di esercizio, ormai logorati da usi ed abusi molto frequenti.

Infine, ma non in ultimo, dopo l’eruzione virale 2020, nel percorso di ricostruzione, emerge il ruolo determinante della formazione, intesa come “formazione politica del cittadino “.

Lo spessore umanistico che emerge, in sostanza, dall’analisi della pandemia, ci impone di riporre al centro la “persona” e di comprendere che la vera sfida non è solo sanitaria, ma politico economica.

Quella sanitaria, con molta probabilità, sarà vinta, sia pure in tempi medio lunghi; quella politico economica avrà bisogno di un impegno di collaborazione e vigilanza da parte di tutti i cittadini.

 

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