L’arcivescovo emerito della diocesi di Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio ha presieduto ieri sera, in una cattedrale gremita di gente colorata, da dirigenti, tecnici e - soprattutto - giovani atleti, la santa messa nella festa di San Marco evangelista, in occasione del Giubileo Oronziano degli sportivi.
Un graditissimo ritorno nella Chiesa di Lecce al quale non ha fatto mancare la propria presenza un bel gruppo di sacerdoti della diocesi. Hanno, infatti, concelebrato con lui mons. Gigi Manca, don Federico Andriani, don Antonio Bruno, don Nicola Macculi, don Adolfo Putignano, don Michele Giannone, don Salvatore Scardino, Padre Antonio Mattia e don Luca Nestola.
Ha animato la liturgia coordinata dal maestro delle celebrazioni episcopali mons. Giancarlo Polito, il coro e l’orchestra del Liceo classico e musicale “G. Palmieri” di Lecce.
Mons. D'Ambrosio ha accolto volentieri l’invito che gli ha rivolto l’arcivescovo Michele Seccia, assente alla concelebrazione perché impegnato in questi giorni negli esercizi spirituali alle Suore Salesiane dei Sacri Cuori nella casa madre della congregazione religiosa.
Hanno preso, parte all’evento giubilare, tutte le associazioni sportive che animano gli oratori parrocchiali e, in particolare, quelle che aderiscono al Centro sportivo italiano (Csi) e all’Associazione nazionale San Paolo Italia (Anspi).
All’inizio della celebrazione, mons. Gigi Manca, vicario generale della diocesi, ha tenuto l’indirizzo di saluto, sottolineando l’impulso che il vescovo emerito ha dato nella crescita degli oratori all’interno della nostra diocesi, ma soprattutto l’impegno profuso nella grande cura della pastorale giovanile.
L'esperienza sportiva si presenta come una grande risorsa educativa a disposizione della persona umana. Infatti, lo sport, è un "bene educativo" di cui nessuno dovrebbe fare a meno, soprattutto i ragazzi che crescono e diventano adulti e bravi cittadini giocando e praticando lo sport. Scendere in campo. È lì che si viene scelti e ci si sente orgogliosi; ma bisogna anche allenarsi se si vuole fare bella figura. Mettersi in gioco nella vita e nello sport: sono espressioni divenute usuali che rimandano alla vita quotidiana.
Non dobbiamo accontentarci di un pareggio mediocre, ma dobbiamo dare il meglio di noi stessi e spendere la nostra vita non cercando sempre la vittoria, ma impegnandosi insieme per perseguire valori comuni.
Nella sua omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE), il presule, ha sottolineato che "Viviamo in un mondo e in una storia che ha come perduto, smarrito il vero volto di Dio: è quasi sfocato, sbiadito! In molti, forse, non c'è neanche il desiderio di cercarlo, vederlo! […] Il Giubileo deve aiutarci a ritrovare il desiderio di Dio che per molti tra noi forse c'è ma è ombrato da un sottile strato di polvere che possiamo eliminare con facilità ma che può impolverarsi ancora se non c'è l'impegno per una vita radicalmente”. Ha continuato poi: “per noi cristiani la posta in gioco è immensamente più grande di una medaglia, di uno scudetto di cui fregiarsi, di un primato che può garantire fama, scalate nei vari campi che sanno ben ripagare e... pagare. C'è da soffrire e lottare per non scendere a patti compromissori che, se nell'immediato appagano, alla lunga si rivelano mortificanti e degradanti la bellezza di quella scheggia di immagine di Dio che fin dal battesimo ha segnato la nostra esistenza.”
“Riscatto e spirito di gruppo sono i valori dello sport che più amo“, ha avuto a dire il Santo Padre Francesco - in un’intervista rilasciata un po’ di tempo fa- che da sempre è vicino agli atleti e ai temi dello sport. Un manifesto da far leggere a tutti, in particolare ai nostri giovani.
“Il mio augurio è molto semplice, “ha aggiunto il Pontefice, “lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: ‘Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca’. Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. È la maniera più bella per giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me: perché non smetta di allenarmi con Dio!”.
Al termine della celebrazione, don Luca Nestola, riprendendo il tema della corsa proposta dalla liturgia nella seconda lettura, ha augurato a mons. D’Ambrosio di continuare a correre insieme a noi verso l’unica meta che è Cristo stesso.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli