Nella ricca e suggestiva cornice della Basilica di Santa Croce, in questo tempo cuore della vita liturgica diocesana a motivo dei lavori di rifacimento dell’illuminazione della chiesa cattedrale, l’arcivescovo metropolita di Lecce, mons. Michele Seccia ha presieduto la concelebrazione nel mercoledì delle ceneri.
Hanno concelbrato l'eucarestia trasmessa in diretta da Portalecce (RIVEDILA) il vescovo Cristoforo Palmieri e i sacerdoti della cattedrale (chiusa per lavori) e della basilica, don Flavio De Pascali, don Andrea Gelardo e don Adolfo Putignano.
Pregnante e incisiva l’omelia di Seccia che ha focalizzato l’attenzione sul cammino quaresimale da non vivere quale corsa a tappe me come tempo privilegiato di contempazione del mistero appassionante della croce.
Ha incalzato: “fratelli e sorelle, questo segmento di tempo che la Chiesa ci dona è momento propizio per verificarci personalmente, per fissare lo sguardo a colui, Cristo Gesù, che per amore ha donato la sua vita per noi e che da noi domanda condivisione e perdono”.
Perché questo cammino giunga a compimento l’arcivescovo ha indicato la via maestra: la carità, non intesa come filantropia né tantomeno come mero ed esecutivo esaudimento di un bisogno, bensì come manifestazione di quella carità del Signore che muove ogni cristiano.
Ha rimarcato il presule: “la nostra Quaresima, non sia solo frutto di digiuni e devozioni ma di un cuore orante che cede il passo alla donazione di sé stessi, alla condivisione che è partecipazione alle gioie alle speranze alle fatiche di ogni fratello e sorella nella fede, che diventi in altri termini offerta della propria stessa vita”.
La chiave interpretativa per raggiungere tale progettualità di vita, secondo mons. Seccia è nel digiuno, nell’esimersi cioè da tutto quanto affolla la vita del battezzato, chiamato ad essere nel mondo segno di Cristo.
Ha sottolineato: “chiediamo al Signore, in questi quaranta giorni, di condurci nel deserto, lontano dal chiacchiericcio, dal giudizio, dall’arrivismo e chiediamogli la grazia di farci avere fame e sete di Lui, il solo che può e sa dare senso al nostro agire”.
In questo giorno santo, pertanto, anche la Chiesa di Lecce - con tutte le sue comunità parrocchiali e religiose - si è messa in cammino per “volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto” (cfr. Gv 19,37) e lasciarsi abitare da questo amore che crea, che santifica e che redime.
Seccia prima di concludere l'eucarestia ha recitato insieme con l'assemble, per la prima volta, la nuova preghiera per la liberazione dalla pandemia (PREGA QUI) e consegnata a tutta la diocesi all'inizio della Quaresima.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.