Dopo la messa del mattino i giovani leccesi a Lisbona ieri sono entrati nel vivo della loro Gmg.
Al Campo de Graçia hanno vissuto la veglia con Papa Francesco e lì hanno trascorso tutti insieme la notte in attesa della solenne messa di oggi.
I 130 giovani leccesi si sono preparati proprio per vivere questi ultimi momenti di preghiera, festa e condivisione fraterna. Di buon mattino si sono messi in cammino per arrivare all’ombra del grande Ponte Vasco da Gama. Dopo più di un’ora e mezza di cammino e tanta stanchezza ma anche soddisfazione, giunti nel grande campo vicino al mare, si sono sistemati per vivere la veglia e passare insieme l’ultima notte a Lisbona che probabilmente non dimenticheranno mai più.
L’arrivo del Papa tra gli inni delle varie Gmg ha portato gioia ed emozione a un milione di giovani presenti di fronte all’immenso palco dove già era sistemata la grande croce che ha accompagnato questi giorni e l’icona della Madonna e che ha visto per tutto il pomeriggio spettacoli di musica e danza. Il momento della veglia ha proposto alcune storie giovanili molto particolari su cui poi il Papa si è soffermato per il suo messaggio ai giovani. “Credete sempre nell’amore incondizionato di Gesù” ha esclamato il Papa con forza ai suoi giovani “andate sempre avanti, non fermatevi mai, chi ama corre felicemente!”
Nella mattinata il Papa aveva visitato Fatima e pregato davanti la Madonna, dove ha affermato che “la Chiesa non è solo il modo attraverso cui Cristo ci ama, ma anche il modo attraverso cui noi amiamo Cristo.” Un messaggio che ha ribadito durante la veglia, un messaggio di tenerezza, amore e profondi coraggio. Una speranza di cui “i giovani devono essere maestri”.
La conclusione della veglia ha visto un breve momento di educazione eucaristica che, durante la notte, per tutti i giovani, è potuta proseguire in tutti i settori del campo in piccole tende illuminate dove ognuno poteva raccogliersi e pregare. Momenti di adorazione notturna tra un milione di giovani, “speranza della Chiesa” come amava esclamare san Giovanni Paolo II.