“La sinodalità non è una forma aggiunta della Chiesa, ma costitutiva”. Così si è espressa la prof. Giuseppina De Simone durante l’assemblea diocesana di ieri presso l’Istituto Marcelline di Lecce trasmesso in diretta da Portalecce Tv (GUARDA) trattando il tema ‘La conversazione nello Spirito. L’esperienza sinodale’.
Sinodalità, cioè, camminare insieme, racchiude il vero significato della relazione umana. E il cammino sinodale ci sta facendo fare proprio questo: un’esperienza di condivisione che è la cifra del puro ascolto.
“Ascolto e conoscenza sono i due volti dell’amore”. E la parola ‘amore’, centralità del messaggio cristiano, è stata declinata dalla De Simone in tutte le sue sfumature di gratitudine, dono, accoglienza, corresponsabilità e missione.
La Chiesa di Lecce si sta interrogando sui ‘Nuovi linguaggi per comunicare la fede e creare nella Chiesa corresponsabilità e sinodalità’. Questo tema, che le assemblee sinodali del territorio hanno espresso dopo consultazioni diffuse del popolo di Dio, interpella la ragione e l’anima di ciascuno di noi ad individuare quali siano i linguaggi della fede da intercettare nei nostri tempi per un’autentica ed efficace evangelizzazione.
La De Simone, nel richiamare la lettera pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia, “Ascolta popolo mio”, pubblicata precedentemente al cammino sinodale in atto, ha evidenziato la necessità di una qualità dell’ascolto che va nutrita di esercizio nel pieno stile comunionale.
Il linguaggio si fonda sulla relazione tra esseri umani che cercano sempre una forma di espressione dell’amore. Scoprendo, dall’ascolto profondo, che l’accoglienza, la gratitudine, la duttilità nell’empatia danno pienezza e concretezza alla Parola di Dio, al cristiano si svela il senso della Chiesa in uscita, che è il volto missionario del cammino sinodale che stiamo vivendo.
È proprio la scoperta dell’imprevedibilità degli effetti del dono che ci rende consapevoli che non si può camminare da soli. Questa scoperta sorprenderà e aprirà ad una esperienza di sinodalità che, nello stile della conversazione nello Spirito, stimolerà il desiderio di essere ‘organizzatori di speranza’ per una pastorale, che parte dalla conoscenza dell’altro per svelare a sé stessi il senso della vita.
Ecco che la conversazione nello Spirito aiuta a riconoscere, interpretare e scegliere lo stile pro-esistenza di Cristo, e la chiave di volta è in una pastorale di corresponsabilità differenziata che sappia armonizzare le diversità in una sinfonia d’autore, dove l’autore è Dio.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli